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Itinerario spirituale – Alla ricerca della verità

INTRODUZIONE

Questo «ITINERARIO SPIRITUALE» mira ad aiutare coloro che desiderano scoprire la Verità, la Felicità, la Pace interiore, quella dell’anima; ad aiutare te lettore, se tu tieni veramente alla Verità.

Questo Itinerario si divide in tre tempi. I primi due (la Premessa e la Presa di Coscienza) sono una preparazione all’Itinerario Spirituale propriamente detto. Non sono indispensabili, ma da consigliare secondo la disposizione di ciascuno:

  1. La PREMESSA è una preparazione psicologica per avviarsi allo scopo. Prima di cominciare, bisogna chiaramente sapere ciò che si vuole esattamente, e se si è sufficientemente motivati per raggiungere la Verità.
  2. La PRESA DI COSCIENZA ti invita e ti prepara ad entrare in te stesso per scoprirti, renderti conto del tuo stato d’animo.
  3. L’ITINERARIO SPIRITUALE stesso ti mette davanti al soprannaturale e ti apre la via per arrivarci in tutta libertà… se tu ci tieni!

PRIMO TEMPO – LA PREMESSA

La Verità e la Felicità sono indissolubili: se tu sei nella Verità, non puoi che essere felice. Se, in fondo al cuore, tu non lo sei, significa che non hai in te la vera Luce che riscalda l’anima e la conforta. Più noi accumuliamo verità, più siamo felici. Solo la conoscenza della Verità libera l’uomo (leggere Giovanni 8,32).

Prima di impegnarti in questo cammino di ricerca, assicurati di essere nella buona disposizione psicologica e che sia arrivato per te il momento di lanciarti. Rispondi in coscienza a queste tre domande:

  1. In quale stato psicologico sei? E perché?
    (Felice o infelice: a causa della tua situazione finanziaria, della tua posizione sociale, della tua cultura, delle tue idee filosofiche, di un amore umano, ecc…).
  2. In quale stato spirituale sei? E perché?
    (Credente o non credente: per opinioni ereditate o per inserimento in una comunità confessionale dalla tua nascita, per abitudini, sottomesso ai costumi e ai pregiudizi della tua società particolare, ecc…).
  3. Sei soddisfatto del tuo stato o vorresti evolvere?
    Se tu non vuoi sublimare la tua esistenza, questo Itinerario non è indirizzato a te. Se, al contrario, hai sete di scoprire la Verità per evolvere, dovrai fare uno sforzo. Continua la lettura di questo Itinerario.

Nota bene ciò che segue: se tu non hai scelto liberamente e personalmente la tua situazione spirituale su una base sana e obiettiva e se tu non hai scelto in seguito ai tuoi stessi pensieri dopo una ricerca minuziosa e coscienziosa, tu sarai soggetto a dei pregiudizi religiosi, razzisti o altro e non ti distenderai mai. Sballottato a causa dell’ignoranza, sarai facilmente preda dell’angoscia e dell’agitazione nervosa, frutti incoscienti di una conoscenza insufficiente e incerta o di un’ignoranza totale. Questi frutti nefasti hanno generato guerre religiose fanatiche ed insanguinate oltre che sette perniciose che hanno spesso per ideale il suicidio…

Il lampo della conoscenza vivifica l’anima umana. Per contro, le tenebre dell’ignoranza atrofizzano la vita interiore; l’anima non può che essere insoddisfatta e disturbata. Questo si manifesta all’esterno attraverso l’aggressività e l’impazienza, o al contrario, con uno stato di tristezza e depressione.

Non essendo sicuro delle tue credenze, tu ti esporrai al dubbio e non potrai avere fiducia in te stesso. Sempre alla ricerca del «nuovo» che ti acquieterebbe, non incontrerai che delusioni finendo col disperare della vera Felicità, o con l’accontentarsi del mediocre.

Prendi coscienza di questa specie di nostalgia triste che certe volte invade l’anima; essa è mantenuta dall’ignoranza. Bisogna definirla come la «nostalgia della felicità», di una felicità smarrita… ma recuperabile alle sue condizioni. Il tempo ci è dato per ritrovarla tramite la conoscenza. Chi cerca trova.

Decondizionamento

Per liberarti dalla dannosa influenza dell’ignoranza, devi cominciare a decondizionarti, cioè, liberarti di una personalità imposta inconsciamente dalla tua condizione familiare e sociale. Dimentica la tua identità familiare, il tuo stato sociale, scarta i ricordi (buoni o cattivi) di un passato che ti ha segnato nel più profondo della tua persona, fai «tabula rasa» dei pregiudizi che ti inculcano una falsa personalità per ritrovare te stesso. Comincia infine a cercare razionalmente, logicamente, la Felicità, frutto della Verità. Tu sei capace di conoscere la Verità, di discernerla, di liberarla dalla menzogna.

Tu hai un’intelligenza. Usala.

Tu hai un cuore. Sensibilizzalo.

Tu hai una logica. Tira le tue conclusioni.

Eccita senza sosta il tuo entusiasmo. Mettici dell’amore e della gioia. Non permettere alle forze negative di paralizzarti tramite la pigrizia e la paura dello Sconosciuto.

Alzati e fa’ i primi passi nel tuo dominio interiore. Esso ti appartiene. Non sentirti straniero in te stesso, non essere impaurito, altrimenti altri ruberanno la tua anima.

Con della buona volontà e della perseveranza, tu arriverai alla Grande Felicità che ti attende come un trofeo alla fine del cammino, alla cima più alta della Montagna di te stesso.

Condizioni indispensabili per arrivare

  1. Desiderio profondo di conoscere la Verità: non si può dare nulla a chi non ha sete.
  2. Sincerità: impegno totale e coscienzioso della volontà e dell’intelligenza per scoprire la Verità e conformarsi ad essa senza ipocrisia e senza restrizione. Essere di buona fede.
  3. Coraggio di rompere, anche se gradualmente, con le vecchie abitudini, idee, amicizie e relazioni sociali che frenano l’evoluzione spirituale e impediscono la liberazione dell’anima.
  4. Bisogna partire dal fatto che la Verità è una ed obiettiva; un concetto e il suo contrario non possono essere entrambi veri. Ciascuno non può avere la propria verità soggettiva: il Sole esiste o non esiste per tutti. Dio lo stesso.
  5. Libertà di scelta, ma portando la responsabilità della nostra opzione. Essere capaci di assumere questa responsabilità con validi argomenti, significa aver raggiunto una maturità degna di fiducia.

Lo scoglio principale è farsi una «verità» soggettiva illusoria a propria misura, invece di mettersi in discussione e di sforzarsi di evolvere per abbracciare l’unica Verità.

Conclusione

Dopo avere riflettuto su questa Premessa, sei pronto a intraprendere la ricerca in questo spirito, non per curiosità, ma con la ferma risoluzione di cambiare per diventare un altro te stesso? Uscirai arricchito e maturo al punto da non riconoscere più la vecchia persona che eri.

Se il tuo cuore dice «sì», non deluderlo. Rispondi al suo appello. Tu scoprirai, perseverando, il mondo della Felicità al quale tanti uomini non credono più e che, non essendo di questo mondo materialista, è però in questo mondo, essendo dentro di te. A te di scoprirlo. Non lasciarti distrarre dunque dalle vicissitudini della vita quotidiana.

Una vecchia leggenda indù racconta:
Ci fu un tempo in cui tutti gli uomini erano degli dei. Abusarono, però, talmente della loro divinità che Brahma, il maestro degli Dei, decise di togliere loro il potere divino e di nasconderlo in un posto dove sarebbe stato impossibile per loro ritrovarlo. Il grande problema fu dunque di trovargli un nascondiglio.

Quando gli dei minori furono convocati ad un consiglio per risolvere questo problema, proposero questo: «Seppelliamo la divinità dell’uomo nella terra». Brahma, però, rispose: «No, questo non basta, perché l’uomo scaverà e la troverà».

Allora gli dei replicarono: «In questo caso, buttiamo la divinità nel più profondo degli oceani». Brahma, invece, rispose di nuovo: «No, perché presto o tardi, l’uomo esplorerà le profondità di tutti gli oceani e certamente un giorno, la troverà e la riporterà in superficie».

Allora gli dei minori conclusero: «Non sappiamo dove nasconderla perché non sembra esistere sulla terra o nel mare un posto dove l’uomo non possa arrivare un giorno». Allora Brahma disse: «Ecco ciò che faremo della divinità dell’uomo: la nasconderemo nel più profondo di se stesso, perché è l’unico posto dove non penserà mai di cercarla».

Da quel tempo, conclude la leggenda, l’uomo ha fatto il giro della terra, ha esplorato, ha scalato, ha scavato, si è tuffato alla ricerca di qualche cosa che si trova in lui.

SECONDO TEMPO – LA PRESA DI COSCIENZA

La «Presa di coscienza» è un programma di lavoro psicologico, uno sforzo d’introspezione che ti aiuterà a scoprire come sei, per stimolarti ad evolvere verso ciò che dovresti essere. È un «Itinerario Psicologico» complementare all’Itinerario Spirituale. Ti invito a ricorrerci lungo tutto il cammino, se lo giudichi necessario; è una misura del tuo stato d’animo.

Socrate diceva: «Uomo, conosci te stesso!» È un invito alla presa di coscienza. Ecco in riassunto un metodo di presa di coscienza che ti aiuterà ad esplorare il tuo universo interiore.

L’essere umano è composto da tre livelli vitali complementari:

  1. Corporale: relativo all’aspetto fisico, materiale. È il corpo.
  2. Psicologico: relativo all’aspetto intellettuale ed affettivo. È l’anima.
  3. Spirituale: relativo al soprannaturale. È lo spirito.

I due ultimi aspetti sono materialmente inafferrabili, ma intimamente legati al corpo. Un’armonia perfetta deve regnare tra questi tre livelli. Ogni squilibrio perturba la personalità umana. Insistere su un piano e trascurare gli altri perturba il nostro essere. Bisogna tenere presente la gerarchia che esiste tra questi tre piani: il più importante è lo spirituale; seguito da quello psicologico e infine da quello corporale. Quest’ultima parte di noi stessi, il corpo, è certo importante. Esso è la parte tangibile della nostra persona e può velare il resto della nostra personalità. Essendo il più afferrabile, il più immediato, il corpo rischia di eclissare il resto come spesso constatiamo. Ora, il corpo deve servire da strumento per scoprire le nostre altre due dimensioni invisibili. Esse hanno un’importanza vitale ben più grande. Per questo dobbiamo vegliare e fare del corpo uno strumento di scoperte disciplinandolo, istruendolo e guidandolo con saggezza dall’interiore, lì dove si trova la sede dell’anima e dello spirito.

Il solo ostacolo per l’uomo, il suo unico nemico: se stesso.

La presa di coscienza significa conoscere se stessi. Bisogna applicarsi all’introspezione delle profondità del nostro essere: scoprire la nostra anima e il nostro spirito.

Questo è facile e difficile allo stesso tempo:

  • È facile perché non richiede altro mezzo che noi stessi, e nessuno strumento oltre la vigilanza e la risoluzione di trasformarci, costi quel che costi, per raggiungere l’armonia interiore.
  • È difficile a causa degli ostacoli (coscienti o incoscienti) come la debolezza psicologica, la paura o il rifiuto di scoprirsi come si è, l’attaccamento al materialismo e ai piaceri del mondo. Ci vuole un gran coraggio morale per ammettere i propri errori e volersene liberare.

Un buon metodo per arrivare alla conoscenza di se stessi è applicare i tre seguenti punti:

  1. Un bilancio della personalità
  2. La scoperta dei nostri complessi
  3. La calma

Il bilancio della personalità

È un esercizio che ci permette di notare il nostro punto di partenza, i nostri progressi o le nostre regressioni. Questo bilancio mantiene in noi un dinamismo di evoluzione dal quale dipende la nostra trasformazione. La chiave della nostra trasformazione è la scoperta del nostro stato d’animo, delle nostre qualità e dei nostri difetti, per esempio:

  • Le qualità: coraggio morale, desiderio di perfezionarsi, fiducia in se stesso, pazienza, tenacia e perseveranza, dolcezza, amore, altruismo, socievolezza, gioia, ottimismo, ecc…
  • I difetti: indifferenza, orgoglio, vanità, sensualità, suscettibilità, gelosia e invidia, egoismo, intolleranza, fanatismo, avarizia, mancanza di apertura, ecc…

La scoperta del nostro stato d’animo è indispensabile; è il primo passo verso l’evoluzione. Da essa dipende il rimedio da applicare. Non dobbiamo essere presi dal panico davanti ai nostri difetti, ma considerare con calma questo stato a partire dal quale vogliamo e possiamo evolvere, se ci sentiamo chiamati in causa.

Il passo seguente è rapportarsi allo stato ideale da raggiungere sui tre livelli vitali della personalità umana, di cui ecco un esempio:

  1. Il livello corporale riguarda la vita fisica: vitalità, salute, forza, buoni riflessi, ecc… Sul piano alimentare, bisogna curare la qualità e la quantità del cibo per evitare l’eccesso e l’obesità che sono causa di malattie. Bisogna prendersi cura del corpo con esercizi fisici: corpo sano, spirito sano.
  2. Il livello psicologico riguarda la vita intellettuale ed affettiva dell’anima:

    – L’intelletto comprende il dominio dell’intelligenza, il potere d’attenzione e di concentrazione, la memoria, l’immaginazione, ecc…

    – La vita affettiva riguarda l’amore: L’amore per sé e per altri deve essere equilibrato. Una socialità prudente e selettiva, secondo le qualità morali degli altri, sostiene la nostra evoluzione (Leggere Siracide 12).

  3. Il livello spirituale riguarda il nostro spirito e si ricollega al soprannaturale. È questo livello che regola tutta la nostra personalità. Se noi siamo bene illuminati a questo livello, la felicità si espande su tutto il nostro essere. Ecco perché questo livello è, di gran lunga, il più importante. Bisogna scoprirlo per dargli la pienezza della Verità. È lo scopo della nostra ricerca.

Avendo preso coscienza dei nostri difetti, bisogna, per ognuno, applicare la virtù opposta: all’indifferenza l’interesse e la motivazione; all’orgoglio la modestia e l’umiltà; alla debolezza la determinazione e la tenacia; alla vanità la rinuncia; all’avarizia la generosità; al fanatismo la tolleranza; ecc… Per essere felici bisogna pagarne il prezzo e per guarire bisogna cambiare. È inutile criticare gli altri, cercare di perfezionarli, volere cambiare il mondo senza evolvere se stessi. Le grandi rivoluzioni cominciano in noi e da noi. È evolvendo noi stessi che riusciremo ad elevare gli altri.

La scoperta dei nostri complessi

Molti abbandonano lungo la strada a causa di certe lacerazioni interiori che scoraggiano, di sentimenti che seminano confusione nello spirito. Questi sono i complessi.

Certi fatti della vita ci marcano a volte dalla nostra infanzia. Dopo un shock affettivo o altro, i loro effetti rimangono nascosti nella nostra memoria producendo dei sentimenti negativi potenti (d’inferiorità, di superiorità, di aggressività, di colpa, ecc…). A nostra insaputa, dirigono certe nostre azioni, essendo radicati in una zona subcosciente della nostra anima.

Sentirsi inferiori non significa sempre avere un valore morale inferiore. Bisogna cercare le cause di questo sentimento: problematiche fisiche, mancanza di affetto, drammi familiari, mancanza di cultura, povertà, ecc… Ci si può, al contrario, sentire superiori senza esserlo. Questi complessi provocano un disagio a livello subcosciente. Il nostro lavoro sarà di scoprire questi complessi, di prenderne coscienza per guarire. Questa è la «Presa di Coscienza». Bisogna all’inizio avere il coraggio di ammettere quello che si è! Sarà necessario, certe volte, un aiuto amico o professionale (psicologo, ecc…) non sempre facile da trovare.

Noi dobbiamo pervenire a discernere la vera fonte del malessere che ci turba: è dovuto ai nostri complessi o ai maltrattamenti di altri? Non bisogna sottovalutare gli effetti che producono su di noi i comportamenti degli altri. Il sistema delle società moderne non è tenero. Quindi bisogna proteggersi e difendersi per vivere… o talvolta sopravvivere ed imparare ad adattarsi alle situazioni diverse.

Questo suppone un’interpretazione obiettiva della nostra condotta verso gli altri. Noi abbiamo, tutti, la tendenza a proiettare sugli altri dei sentimenti negativi o positivi che sono in noi: «Si giudicano gli altri secondo se stessi», senza giudicare obiettivamente e senza armarsi di discernimento. Esempio: l’aggressivo vede gli altri aggressivi e se ne lamenta. Inversamente l’uomo onesto crede tutto il mondo innocente e si stupisce di essere derubato da qualcuno che si credeva onesto. Questo può portare a delle grandi delusioni, soprattutto nel dominio affettivo là dove il cuore è preso in causa.

La calma

Bisogna lavorare su se stessi con calma e pazienza per trionfare sui difetti. Accettarsi così come si è! Se non possiamo accettare noi stessi, riconciliarci con noi stessi, come possiamo aspettare che gli altri ci accettino e ci sopportino?

La cultura della calma protegge contro gli attacchi esterni. Così si progredisce gradualmente verso la padronanza di se stessi. Colui che arriva a dominarsi controlla le situazioni più critiche, può calmare le violenze, placare gli audaci, operare le più favorevoli deviazioni verso la pace interiore e l’armonia sociale.

La calma interiore è favorita dal rilassamento del corpo e della mente, oltre che dalla respirazione controllata insegnata nei corsi di Yoga.

Gli effetti della calma:

  • Facilita il funzionamento normale del sistema nervoso.
  • Aumenta il rendimento nello sforzo, riducendo la fatica.
  • Domina l’impazienza e la tendenza all’ira.
  • Favorisce la riflessione e la migliore decisione.
  • Dona sicurezza e fiducia in se stessi.
  • Attira la fiducia degli altri.
  • È un arma potente per affrontare le avversità con più possibilità di trionfo.

Consigli pratici

Questo semplice bilancio si può fare per iscritto su un quaderno personale. Osservarsi con obiettività e sincerità, facendosi aiutare, se è possibile, da qualcuno più esperto.

La perseveranza trasformerà la nostra vita personale, interiore, familiare, comunitaria e professionale con molta gioia ed amore.

Questo procedimento procura risultati progressivi, ma sempre certi ed efficaci. Il tempo ci è donato per questo. Non bisogna spazientirsi ed affrettarsi per giungere rapidamente a risultati soddisfacenti. Facendo ciò, noi rischiamo di perdere tutto. La crescita normale deve prendere il tempo necessario per raggiungere una maturità sana. Un uomo non può arrivare all’età di quaranta anni senza passare per i 30.

Noi saremo aiutati dalla Provvidenza a seconda della nostra fede e della nostra perseveranza.

La fede è l’antidoto al timore.
Col timore ci si aspetta il peggio; con la fede si spera nel meglio.
Bisogna aver fiducia in se stessi e nell’aiuto del Creatore.

Meditazione

Medita in profondità i seguenti pensieri:

Il Maestro Eckhart (Domenicano tedesco del XIV secolo) diceva:

«…non è fuori di noi stessi, ma all’interno, tutto all’interno…»

Lo psicanalista Yung diceva:

«Bisogna osservare pazientemente ciò che si svolge in silenzio nell’anima, perché ogni uomo ha di natura, nella sua anima, qualcosa che può crescere.»

Yung diceva ancora:

«L’anima possiede naturalmente una funzione religiosa… Il compito principale di ogni educazione dell’adulto è di far passare l’archetipo dell’immagine divina, o la sua emanazione ed i suoi effetti nella coscienza.»

Ricordiamo infine le parole di Socrate: «Uomo conosci te stesso». Questo, però, non basta, perché ci si può conoscere solo tramite la Verità una ed obiettiva. Bisogna dire: «Uomo, conosci la Verità e conoscerai te stesso». È in quel senso che Gesù aveva detto: «Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi» (Giovanni 8,32). La Verità ci libera solo se la accettiamo.

TERZO TEMPO – L’ITINERARIO SPIRITUALE

Questo itinerario è in quattro tappe:

  1. Dio: esiste?
  2. Le Religioni: sono tutte uguali?
  3. L’Opzione: la Rivelazione divina, la Bibbia (Il Corso Biblico)
  4. La Felicità: vivere nella Verità scoperta

Vedremo queste tappe una ad una metodicamente.

C’è poco da dire sulla tappa della Felicità: essa è il fine dell’Itinerario, il capolinea felice al quale tu vuoi arrivare. Lì troverai il riposo dopo la fatica e tu potrai parlarne meglio di me. Studieremo, quindi, le prime tre tappe soltanto.

Armati di pazienza, mobilita la tua attenzione e il tuo potere di concentrazione, affinché il tuo raccolto sia abbondante.

PRIMA TAPPA – DIO

Dio esiste?

La prima questione da risolvere è quella di Dio: esiste o non esiste? È a partire da qui che la strada si divide in due: quella dei credenti e quella degli atei. Io ti propongo di rispondere intelligentemente a dieci domande per fare queste scoperte personalmente.

Prima di riflettere su queste domande, è importante prendersi del tempo per assicurarsi che la risposta sia veramente la tua, emanatasi liberamente da una ricerca e da una logica personale, senza influenze esterne (di religione, di famiglia, di pregiudizi, d’interessi materiali, ecc…).

Per arrivare a ciò, bisogna che tu abbia fatto già lo sforzo di liberazione, di decondizionamento di cui ho già parlato nella Premessa.

Prenditi del tempo per riflettere. Non usare il pretesto della mancanza di tempo; noi possiamo sempre trovare il tempo e il modo di fare ciò che vogliamo. Il tempo ci è donato per cercare la Verità. Non perdiamolo altrove (abuso di tv, partite sportive, partite di carte, alcool, ecc…). Doniamo il primo posto alle attività importanti.

Mettiti in un ambiente favorevole alla riflessione. Solo, in un luogo tranquillo, meglio la natura; immagina di essere appena nato. Quindi non hai dunque identità familiare, né stato sociale. Dimentica il tuo nome per scoprire la tua persona. Ed eccoti nel silenzio, tutto solo, circondato da alberi che oscillano al vento, ascolti il rumore delle foglie e il cinguettare degli uccelli. Tu sei solo nel mondo. Prendi coscienza, in pace, del tuo corpo e della tua persona. Tu esisti semplicemente.

Rispondi alle dieci domande che ti proporrò più avanti. Prendi tutto il tempo di cui hai bisogno per rispondere accuratamente. Puoi avere la risposta subito pronta o attendere a lungo prima di rispondere a una domanda e dissipare tutti i dubbi che la riguardano. Poco importa il tempo; è ben impiegato.
È necessario non indietreggiare dopo aver scoperto la verità su un soggetto particolare. Non rinunciare mai ad una luce intravista per un vantaggio materiale o sotto la pressione di pregiudizi. Alcuni potrebbero criticarti e scoraggiarti. Ma tu tieni duro! Intestardisciti a non ascoltare che il tuo cuore e la tua intelligenza; non abbandonare la tua logica. È importante sentire con certezza che tu rispondi liberamente, e che usi la tua propria intelligenza per concludere dopo mature riflessioni, come farebbe un detective attento davanti a una situazione complessa.

Ecco le domande; prendi il tempo per rispondere onestamente anche se tu lo giudichi elementare.

Credi all’esistenza di Dio? Perché?

Questa è la prima domanda che si presenta allo spirito; da lei dipendono i risultati della nostra ricerca.

Comincia, se ciò ti conviene, col non usare la parola «Dio» e, nel tuo linguaggio, dai un nome a questo «Vago soprannaturale»: Forza, Energia, Perfezione, Bellezza, Amore, Caso, Fuoco, Luce, ecc.. Tanto più che, etimologicamente, «Dio» deriva da «Zeus» (il dio supremo dell’antica mitologia greca). Questo nome fu tradotto da «Deus» in latino, poi donato dai primi Cristiani Romani al Creatore, e diventò «Dio» in italiano.

Manteniamo, se tu lo vuoi, questo nome per comodità. Credi tu in Dio? Si o No? Quali sono le ragioni della tua risposta? Bisogna che tu stesso concluda con uno spirito deduttivo ed intelligente. Per esempio: un poliziotto entra in un locale e vede un cadavere insanguinato che giace a terra, e disordine dappertutto nella camera. Quale dovrebbe essere la sua conclusione? Un altro esempio: credi di essere il solo a possedere la chiave della tua stanza. Tu esci e chiudi la porta a chiave. Ritorni e constati che un orologio da polso si trova sulla tua tavola. Cosa concludere con intelligenza? Un «caso»? O qualcun altro ha la chiave della tua stanza? La cosa certa è che «qualcuno» è entrato. Solo un poliziotto idiota non vedrebbe un crimine nel primo caso e non comprenderebbe che «qualcun» altro è in possesso della chiave della tua stanza. È con la stessa intelligenza elementare che bisogna concludere su quello che riguarda l’esistenza di Dio, cominciando dall’esistenza del mondo e del cosmo.

Un universo materiale esiste. Da dove proviene? I credenti, in maggioranza, si basano sulla creazione e sulla sua ammirabile armonia per concludere risalendo al Creatore. Fu il caso, per esempio, di Voltaire e di Einstein, il decano della scienza moderna.

Voltaire aveva detto:

«Io non posso credere che l’orologio (la creazione) esista senza il suo orologiaio (Dio).»

Einstein si esprime così:

«L’emozione più bella e più profonda che noi possiamo sperimentare è la sensazione del mistico (cioè dello spirituale che non cade sotto i sensi). Essa è il seme di tutta la vera scienza. Colui al quale questa emozione è estranea e non è più capace di essere colto dallo stupore, non è che un morto.
Sapere che ciò che per noi è impenetrabile esiste veramente manifestandosi come la più alta Sapienza e la più radiante Bellezza, che le nostre facoltà ottuse non possono comprendere, se non nelle forme più primitive. Questa Conoscenza, questo sentimento sono al centro della vera religiosità. L’esperienza religiosa cosmica è lo stimolo più forte e più nobile alla ricerca scientifica.

La mia religione consiste in una umile ammirazione dell’Illimitabile Spirito superiore che si rivela nei minimi dettagli percepibili con la nostra intelligenza fragile e debole. Questa profonda convinzione emozionante della presenza di una Potenza razionale superiore che si rivela con l’incomprensibile universo, forma la mia idea di Dio» («Filosofia Vivente», 1931 e «Dei sapienti ci parlano di Dio», da René Courtois, Ed. Foyer Notre Dame, Bruxelles).

Ti ho citato due esempi, tra tanti altri, di una conclusione scientifica e logica per aiutarti a concludere da te stesso intelligentemente sulla vera natura dell’universo. Meditali bene.

Quanto agli atei, essi si basano, tra le altre cose, sull’esistenza del Male nel mondo per concludere che Dio non esiste. Questo argomento non è valido, perché il Male non è un’entità in sé; non si concepisce se non in rapporto al Bene: il Male è un Bene distrutto, amputato (crimine, furto, malattia fisica o mentale, ecc…). Così, si riconosce l’odio solo perché si conosce l’amore e si riconosce la malattia solo in rapporto alla buona salute. Tu comprenderai anche che il Male è stato introdotto nel mondo dall’uomo stesso.
Altri pretendono che il disordine sociale, le guerre religiose e le teorie sull’evoluzione siano tante prove che Dio non esiste. Ora, questo disordine e queste guerre sono dovute alla cattiva gestione e alla cattiva fede degli uomini, non all’inesistenza di Dio. Quanto all’evoluzione, essa rivelerebbe non solamente una certa organizzazione della Creazione, ma il Programmatore di questa evoluzione: Dio. Per altro, non ci sono prove razionali della non esistenza di Dio.

Domanda: un orologio, una macchina, una cena possono essere fabbricati per caso? Nello stesso modo, una creazione organizzata e minuziosa può essere il frutto del caso? A te di rispondere in modo intelligente! Che cosa sarebbe allora questo caso? E da dove viene? Allora, chiamiamo Dio «Caso»…

Se, a questa tappa, tu credi che Dio non esista, noi non possiamo più aiutarti nella tua ricerca. Qui le nostre strade spirituali si separano, ma la nostra fraternità umana deve rimanere per costruire insieme, nell’armonia, la nostra città terrestre e la nostra società, accettando di essere differenti, ma rispettosi delle nostre rispettive convinzioni.

Se, al contrario, tu concludi che Dio esista, noi possiamo allora proseguire insieme la nostra ricerca per conoscerLo meglio, convinti, anche noi, della Sua esistenza. Passiamo dunque alla seconda domanda.

Dio è Personale o Impersonale?

È personale ogni essere intelligente, cosciente e responsabile; l’uomo, per esempio. Al contrario, la materia, gli animali, e le piante non lo sono. Gli animali sono mossi dall’istinto che non è ancora l’intelligenza. Le api, per esempio, costruiscono le loro celle a forma esagonale non per intelligenza, ma per istinto. Esse sono, per così dire, «programmate» e non possono fare altrimenti, né «superare» se stesse per fare meglio. Per loro sarà sempre cosi. Sono incapaci di inventare una macchina per impollinare i fiori al loro posto. Tra l’altro, non si mette in prigione un cane per aver morso un uomo, l’animale non può essere ritenuto responsabile delle sue azioni non essendo una persona. E ancora, non si vedrà mai un gruppo di asini organizzarsi in una manifestazione pubblica per reclamare il diritto ad un carico massimo da portare e ad un numero limitato di ore di lavoro. Questo genere di attività dipende dall’intelligenza.

Credere in un Dio Personale equivale a credere che Egli sia l’Intelligenza, la Conoscenza, l’Amore, la Coscienza e la Responsabilità suprema. (Leggere di nuovo Einstein precedentemente citato).

Dio è vivente o inerte?

Pensi tu che Dio possa essere vivo, attivo e produttivo, o inerte e irrigidito come lo sono i neutroni e i protoni, senza attività intellettuale e affettiva?

È vivo l’essere che è attivo e produttivo. Noi crediamo che ci sia in Dio un’intensità di vita infinita, di conoscenza totale, di Intelligenza e di Amore perfetti. Egli conosce ed ama perfettamente il Suo Essere e la Sua creazione, prodotto del suo amore libero.

Dio è Materia o Spirito?

La materia è evidente ai sensi. Essa è misurabile per mezzo degli strumenti di precisione. Nel passato, gli uomini hanno adorato il sole, la luna e gli idoli, pensando che Dio fosse materia. Noi pensiamo che Dio sia «l’Illimitato Spirito Superiore» (Einstein). Questo Spirito non può che essere percepito dallo spirito dell’uomo, nell’intimità della sua coscienza illuminata dall’intelligenza e dall’amore per la Verità.

C’è un legame diretto tra Dio e noi?

Noi crediamo che esista questo legame tra il Creatore e la Sua creatura; c’è un legame di Causa (Dio) ed effetto (noi, la sua creazione).

Questo legame è stabilito in te, o si è spezzato? La tua intuizione ti risponderà.

Se questo legame in te si è spezzato, vuoi ristabilirlo?

Possiamo entrare in contatto con Lui? Come?

Questo contatto è possibile e non può essere che spirituale essendo tra spiriti. Nella «Presa di Coscienza» hai visto che l’uomo è corpo, anima e spirito.

Certuni chiamano questo contatto «preghiera»; è un «dialogo» semplice con Dio. Bisogna liberarsi dei culti e degli atteggiamenti di timore imposti da certi capi religiosi. Questi culti sono ispirati dal paganesimo. Dio è un tenero Padre che desidera intrattenersi con i suoi figli senza regole, ma rispettosamente.

Se tu non desideri ardentemente ristabilire il legame con Dio, questo non si farà.

Può Dio aiutarti nella tua ricerca?

Se tu Lo credi Onnipotente e Saggio, concluderai che Egli è capace, anzi desideroso di soccorrerti illuminandoti, perché Egli ama la sua creatura: Egli ti ama ardentemente.

Sei pronto a domandare a Dio il suo aiuto?

Certuni preferiscono cercare Dio da soli, senza l’aiuto di Dio.

Quanto a noi, siamo convinti, che nessuno possa, da solo, scoprire e capire Dio. La scienza umana ci supera già e noi abbiamo fatto ricorso ai diversi istituti scientifici e a dei maestri per capire una piccola parte della creazione; a maggior ragione quando si tratta del Creatore. Ci vuole una certa umiltà per ricorrere a Dio al fine di conoscerLo, perché Egli, ed Egli solo, può rivelarsi a colui che Lo ama. Facciamo già così spesso fatica a comprendere gli uomini. Quindi, se Dio non si rivela, non possiamo né conoscerLo, né capirLo.

ContattaLo con il cuore, di tutto cuore, e digli: «Aiutami, Ti prego, a conoscerTi, ad amarTi». Scoprirai che Egli è sensibile all’amore, alla tenerezza e all’umiltà, come lo sono molti.

Dio è silenzioso, nascosto e inafferrabile o si rivela?

Dio si esprime non solamente in Se stesso, ma anche in coloro che Lo cercano. Egli non può essere indifferente all’uomo che ha creato. Siamo convinti che Dio aspiri a contattare l’uomo e desideri ardentemente ristabilire il legame spezzato dall’uomo nel corso della Storia. Essendo un Dio Personale, quindi intelligente e affettuoso, Egli si rivela a coloro che Lo cerchino con passione e desiderino contattarLo.

Dio si è rivelato nella Storia?

È questo che ci interessa. Vogliamo sapere se Dio si sia rivelato agli uomini. Fra le diverse strade spirituali che si presentano a noi, è in quella della Rivelazione divina, ove Dio ha rivelato Se stesso agli uomini, che vogliamo lanciarci.

Senza questa Rivelazione, non avremmo mai capito il vero carattere di Dio, né come si comporta con gli uomini. Sono i profeti che, parlando in nome di Dio, ci insegnano che è «buono e compassionevole», che Egli abita il cuore dei credenti, al contrario degli dei despoti delle varie mitologie, esterni, lontani e vaghi, con esigenze inumane, ed ai quali si offrivano dei sacrifici animali, umani e di bambini.

Qui termina la prima tappa di questo Itinerario. Ne usciamo credendo in un Dio Personale Rivelatore. Siamo a questo stadio, all’incrocio delle varie religioni che si presentano a noi nel mondo. Quale scegliere? Bisogna prima conoscerle. Passiamo dunque alla Seconda Tappa: «Le Religioni».

SECONDA TAPPA – LE RELIGIONI

Dopo avere superato la tappa sull’esistenza di Dio, passiamo a quella delle religioni.
Ci sono nel mondo una moltitudine di strade religiose. Per potere scegliere una di queste, bisogna conoscerle. Si dividono in due gruppi: le religioni filosofiche e le religioni rivelate:

Le «religioni» filosofiche

Esse non sono delle vere e proprie religioni, ma dei tentativi individuali, delle ricerche umane alla scoperta della pace dell’anima. Esse sono dovute a dei fondatori dall’animo nobile, come Krishna, Confucio e Budda, che furono presi dal desiderio ardente di purificare la loro anima tramite il distaccamento dal materiale. Hanno stabilito una morale rispettosa degli uomini, rinunciando al superfluo materiale. Riti di purificazione (battesimo, abluzione, incenso, cantici, ecc…) aspirano ad elevare l’anima verso la tranquillità.

Certe pratiche portano al raccoglimento e alla meditazione. Delle discipline fisiche, come la respirazione, placano l’agitazione del corpo. Queste pratiche, ritrovate nello yoga, sono eccellenti e possono essere praticate senza adottarne le credenze, come la reincarnazione, la venerazione di certi animali considerati sacri (la vacca bianca, le scimmie, ecc…). Questi insegnamenti sono delle supposizioni umane. Non ci sono in queste correnti filosofiche delle rivelazioni o delle prescrizioni divine, non vi è neppure menzione di un Dio unico, delle sue qualità (buono, misericordioso, giusto ecc…) né di un piano divino per salvare l’uomo come nelle religioni rivelate. Esiste una letteratura abbondante a questo proposito. Presento qui succintamente le correnti filosofiche più importanti.

Il Buddismo

Fondato da Gautama nel VI secolo a.C., ai piedi dell’Himalaya in India. All’età di 28 anni, Gautama fuggì da sua moglie e dai suoi figli per cercare la Verità. Frequentò innumerevoli scuole di saggi senza trovare la Verità che sentiva in lui. Dopo un lungo errare durato anni, si sedette un giorno per meditare sotto un fico e fu come avvinto, estasiato, inondato di conoscenza, sapendo, così, quello che doveva fare. Da quel giorno divenne il «Budda», cioè «l’Illuminato» o «il Saggio», colui che si è svegliato. Comprese che non doveva attaccarsi alla materia, né al piacere mondano. In un lampo, capì la vanità delle preoccupazioni puramente materiali. Volle, poi, dare questa «conoscenza», questa «Luce» («Buddismo») agli altri.

In breve, per Budda il mondo dei sensi è illusorio. Solo il nostro desiderio può attaccarci a questo… e farci perdere. Da questo attaccamento alla terra proviene il dolore. La reincarnazione è un castigo per purificarci ed insegnarci a liberarci del fascino della materia. Il circolo della reincarnazione, però, può essere interrotto con il distaccamento, la rinuncia al desiderio. Dopo aver rinunciato al desiderio, si percepisce allora l’illusione e la vanità del sensuale: si è illuminati. Così si può accedere al «Nirvana», che corrisponde alla tranquillità della coscienza liberata dalle catene dei piaceri corporali.

Budda non aveva fatto distinzione fra i piaceri corporali leciti ed i piaceri illeciti nocivi che, essendo irregolari e squilibrati, ostruiscono la vita dell’anima e impediscono i piaceri spirituali. Inoltre, Budda non aveva intravisto quelle delizie spirituali che consistono nella gioia immensa di scoprire la verità e di viverla. Il suo Nirvana si limitava ad ottenere un’anima non turbata, una coscienza tranquilla. Ora, se bisogna rinunciare al desiderio delle vanità, dobbiamo invece ravvivare il desiderio del bene e desiderarlo, con entusiasmo, scoprire tutto ciò che può sublimare l’anima. Questo sentimento, il desiderio, è un motore potente; fa parte della natura umana e non deve essere represso. Senza l’entusiasmo di trovare la vera via, non ci si può aprire né fare nulla di buono; la vita terrestre sarebbe insipida e diventerebbe un non senso insopportabile.

Più che una filosofia, il Buddismo è un’etica, un modo di vivere corretto che comporta otto direttive: idee rette, intenzioni rette, parole rette, azioni rette, vita retta, sforzi retti, attenzione retta e meditazione retta. Ciò costituisce per il buddista il «Nobile sentiero della liberazione». Budda non ha mai preteso che il suo insegnamento provenisse da Dio.

La rivelazione divina ci insegna che tramite l’amore vero e puro di Dio e del nostro prossimo si arriva a cime ancora più alte del Nirvana. Quest’ultimo può soddisfare la vita psicologica dell’uomo, la sua anima, ma la Rivelazione trascende questo livello e arriva allo spirito. Lì è situata la nostra intensità vitale, la cima più alta e vibrante del nostro essere.

L’Induismo

L’Induismo ha preceduto il Buddismo di due secoli circa. Budda era indù all’inizio ma, insoddisfatto di questa corrente, cercò altrove dopo aver frequentato una moltitudine di scuole indù. Dopo essere stato «illuminato», decise di aprirsi una strada tutto solo nella ricerca spirituale.

L’Induismo è un sistema di credenze difficile da definire; non ha una lista di dottrine comuni per tutti i membri, né un sistema filosofico unico, non c’è una gerarchia, nè un equivalente dei libri santi (Bibbia, Corano), nè un culto uniforme, essendo diviso in una moltitudine di caste (paragonabili alle molteplici confessioni cristiane e musulmane). Ciascun gruppo ha i suoi riti e ciascun Indù è sottomesso ai riti del proprio gruppo, seguendo le regole di condotta e di adorazione istituiti per suo uso, in particolare per quello che riguarda l’alimentazione (spesso vegetariana), il matrimonio e l’adorazione degli dei.

L’Induismo dona all’individuo una libertà quasi assoluta nel campo delle speculazioni e della ricerca, ma gli impone regole di condotta molto severe. Così, il teista e l’ateo, lo scettico e l’agnostico possono essere dei buoni indù dal momento che essi riconoscono il modo Indù della cultura e dell’esistenza. Ciò che conta non è la credenza in una dottrina, né la fede, ma la condotta. Gandhi (che credeva in Dio) diceva: «Un uomo può non credere in Dio e donarsi ugualmente il nome di indù: l’Induismo consiste nella ricerca senza sosta della Verità e la Verità (sottolinea Gandhi) è Dio».

Le speculazioni variano sull’essenza della divinità: certi Indù sono politeisti, altri panteisti. La metempsicosi è generalmente insegnata (ritorno dell’anima dopo la morte nella vegetazione, negli animali o nei corpi umani, secondo il grado della sua purificazione). Budda insegnava solo la reincarnazione (ritorno in un corpo umano). Questo è già un’evoluzione sull’Induismo, perché solo il corpo umano è degno dell’anima umana.

L’Induismo ha una vaga nozione di uno Spirito assoluto, neutro (né maschio né femmina), eterno, causa originale e fonte di tutto ciò che è, e fine al quale tutto ritorna. Questo Spirito si manifesta in una «Triade» o trinità di dei, la «Trimurti»: Brahma (il Creatore), Vishnù (il Conservatore) e Siva (il Distruttore, che, rovinando un vecchio mondo, genera nello stesso tempo la nuova vita). Inoltre, esiste anche una folla di divinità minori, di demoni, di spiriti, di oggetti sacri adorati dagli Indù. La vacca è considerata un animale sacro. Oltre qualche animale destinato a fornire il latte e il burro, esiste un numero considerabile di bestie gracili che non appartengono a nessuno ed errano nei villaggi e nelle case e sono nutriti dai fedeli. La legge vieta di uccidere questi animali, anche se fosse per alleviare le proprie sofferenze. Durante le carestie si possono vedere Indù privarsi delle loro magre razioni per donarle alle vacche. Anche le scimmie sono animali sacri e gli Indù sopportano stoicamente il loro saccheggio.

Il Confucianesimo

Confucio nacque in Cina nel VI secolo a.C., era un politico e non pretendeva di essere un riformatore religioso, non essendo realmente interessato ai problemi della vita religiosa. Il suo insegnamento è un’alta moralità politico-militare (comportarsi bene con i propri nemici, ecc…). Egli credeva al cielo, ma rifiutava di pronunciarsi sull’esistenza dell’oltretomba, egli diceva: «Dal momento che voi non potete comprendere la vita, come potreste comprendere la morte?». Non insegnava niente sugli spiriti, diceva ancora: «Se non possiamo servire l’uomo, come possiamo servire gli spiriti?» Nonostante ciò egli offriva dei sacrifici ai suoi antenati «come se fossero fisicamente presenti».

L’insegnamento di Confucio mirava a generare «un Uomo superiore», degli uomini colti che seguissero «la via Media» e che guidassero gli altri in questa Via di moderazione in tutte le cose.

Confucio è esistito in un clima politeista, ma ha insegnato che c’è un solo Sovrano Supremo quasi inaccessibile che fa sentire la sua presenza e che decide della sorte degli uomini, i quali possono appellarsi a Lui, al di là delle credenze stabilite. Per contro, la Rivelazione ci insegna che Dio è accessibile e desidera essere contattato. Il rispetto che Confucio portava al Creatore lo portò ad uno spirito di tolleranza fondato su una viva coscienza dello scarto prodigioso fra ciò che l’uomo crede di conoscere di Dio e di se stesso, e tutto ciò che egli ignora. Confucio non ha mai preteso di insegnare da parte di Dio.

In Cina, il comunismo si è opposto al confucianesimo, giudicandolo troppo moderato e tollerante anche a causa del culto degli antenati.

Esiste, inoltre, un numero illimitato di «religioni» africane e sudamericane, di credenze feticiste e di magie. Ciò che ti ho citato come esempio delle grandi correnti spirituali è sufficiente per discernere la differenza tra ricerca umana e rivelazione divina. In breve, tutte queste espressioni religiose sono tentativi per afferrare Dio, un grido umano incosciente, ma urgente lanciato verso Dio: «Dove sei, chi sei?». Dio risponde rivelandosi attraverso le Sante Scritture: «Eccomi!».

II. Le religioni rivelate

Nelle religioni rivelate Dio stesso risponde a coloro che Lo cercano. Tramite questa rivelazione il Creatore Stesso si presenta per farsi conoscere come Egli è. Questa conoscenza del Creatore innalza l’uomo alla propria dignità, poi a Dio nel quale si trova la pienezza della Verità, della Felicità e della Pace.

Tra tutte le vie spirituali che si presentano a noi, quale scegliere? Quella, certo, dove Dio si rivela.

Tre religioni si presentano come rivelate: il Giudaismo, il Cristianesimo e l’Islam. Queste tre, infatti, non sono che una sola religione, si compiono tutte nella persona del Messia, Gesù, mandato da Dio per unire gli uomini di buona fede di ogni razza, colore e nazione. Le divisioni tra credenti sono dovute al fanatismo, all’ignoranza e agli interessi umani.

Il Giudaismo

Dio, 4000 anni fa, intervenne direttamente per la prima volta nel mondo rivelandosi ad Abramo, il siriano. Attraverso Abramo, Dio formò una comunità umana per farsi conoscere e per preparare la venuta del Messia, Salvatore di tutti gli uomini. Questa comunità si è data il nome di «Ebrei». La loro religione è il Giudaismo. Essi hanno scritto la loro storia e i loro insegnamenti nella Bibbia. Gli Ebrei contemporanei attendono ancora questo Messia. Essi pensano che egli debba ristabilire il trono politico di Davide e ricostruire il Tempio di Salomone. Non avendo capito il piano di Dio che mirava alla salvezza spirituale di ogni uomo, rigettarono il messianismo universale di Gesù.

Il Cristianesimo

I Cristiani credono alla Rivelazione fatta ad Abramo. Il cristianesimo iniziò duemila anni fa con Gesù di Nazareth, riconosciuto come Messia universale dai Cristiani. I primi Cristiani furono degli Ebrei convinti che Gesù fosse il Messia atteso. Hanno portato questo insegnamento ai quattro angoli della terra. Tra le numerose biografie di Gesù, solo quattro furono custodite e considerate ispirate da Dio: i quattro vangeli. Delle lettere furono scritte dai primi convertiti, gli Apostoli di Gesù, e preziosamente custodite dalle generazioni successive. Queste lettere e le 4 biografie del Fondatore sono chiamate il Nuovo Testamento o il «Vangelo»; esse furono aggiunte alla Bibbia ebraica e considerate dai Cristiani come parte integrante della Bibbia.

Nel corso della Storia, i Cristiani furono divisi sia a causa di circostanze umane, che per controversie d’ordine spirituale. Ciò ha fatto nascere tre grandi chiese cristiane: Cattolica, Ortodossa e Protestante.

L’Islam

Nel VII secolo d.C., apparve Maometto, il profeta della penisola arabica. Egli parlò ai politeisti della religione del Dio unico, che si era rivelato ad Abramo poi a Gesù. Maometto si presentò confermando l’insieme del messaggio biblico, attestando che Dio si fosse rivelato ad Abramo e che Gesù fosse veramente il Messia. Condannò gli Ebrei per il loro rifiuto di credere in Gesù. Il Corano è il libro dell’Islam.

Così, le tre religioni rivelate sono d’accordo che Dio si sia rivelato agli uomini tramite Abramo. Noi studieremo dunque questa Rivelazione da più vicino cominciando cronologicamente con la Bibbia. Vedremo i libri dell’Antico Testamento, poi quelli del Nuovo Testamento. Infine, dovrai leggere il libro «Sguardo di fede sul Corano» che ti preparerà alla lettura del Corano.

Riflessioni

I libri della Rivelazione

Quest’Itinerario Spirituale presenta le ragioni della nostra fede: essa è fondata sulla Rivelazione Divina. Scacciamo ogni sentimento settario e fanatico, essendo opposto agli insegnamenti di questa Rivelazione.
Tu che ti dici ebreo, cristiano, musulmano, buddista o indù, ecc…, se non fossi nato in questa via, l’avresti scelta? E perché? Dalla tua risposta saprai se sarai riuscito a decondizionarti o no. Questo decondizionamento, questa liberazione è indispensabile prima di intraprendere lo studio dei libri della Rivelazione. La fede non viene dall’eredità, ma tramite una scelta personale illuminata dalla conoscenza. Se ti senti libero da ogni fanatismo, considerando tutti gli uomini uguali e chiamati a trovare la Verità, puoi continuare con spirito aperto la ricerca obiettiva della Verità. Ti invito dunque ad andare avanti con lo studio del Corso Biblico.

Gli atei e la fede in Dio

Le persone «atee» pensano di non avere la Fede. Questo è dovuto al fatto che certi «credenti» offrono di Dio una immagine deformata e falsa. Infatti, molti sedicenti credenti, anche nei cleri di differenti religioni, non riflettono il Vero Spirito Divino. Noi pensiamo che ogni persona realmente assetata di Verità finirà per scoprire il Vero Viso di Dio dopo lo sforzo di decondizionamento indispensabile menzionato nel Primo Tempo di questo «Itinerario Spirituale». Dunque:

Se tu ami veramente Dio, finirai inevitabilmente per credere in Lui.
Ma se tu non Lo ami,
troverai mille e mille pretesti per rifiutarLo,
nascondendo il tuo odio sotto il non credere.
Insomma, è tutta una questione d’Amore:
Amare o non amare? Questa è la prima domanda…
Se tu ami Dio, Lo troverai senz’altro!
Perché, allora, Egli stesso verrà da te.
E trovare Dio, è trovare la Felicità!
Perché in Lui si trova la pienezza della Verità, del Riposo e della Gioia.

Il problema del male. Perché esiste il male nel mondo?

Dio che è buono, perché ha «creato» il male?

Queste sono domande che si sentono spesso.
Per trovarvi le risposte, occorre darsi la pena di riflettere bene e di utilizzare la propria logica, cominciando per esempio a convincerci che Dio, che è buono, non può avere creato il male; perché ogni albero non può donare che i propri frutti.

Da dove viene dunque il male?

Si impone una riflessione sul male. Il male non è un’entità a sé, ma un bene troncato, un’infermità: la malattia è una mancanza di salute, la cecità è una privazione della vista, il furto è una depossessione, l’assassinio è una privazione della vita, la menzogna è una verità deformata, l’ingiustizia è una mancanza di giustizia, i piaceri corporali irregolari sono una deviazione dell’energia umana. Tutte queste infermità impediscono all’uomo di evolvere spiritualmente. Definito così il male, diventa chiaro che Dio non può essere contento a «crearlo», né si compiace nel vedere le sue creature soffrire. Non ha in questo alcun interesse. Tutte le persone logiche ed imparziali lo constatano.

Al contrario, Dio ha donato un senso alla creazione; c’è un orientamento, una direzione da prendere nella vita, non dobbiamo circolare controsenso, né fare una corsa di velocità, né guidare in stato di ebbrezza, ecc… per non fare del male a noi e agli altri. Ora, molti rifiutano di impegnarsi sul cammino tracciato da Dio e preferiscono fare di testa loro. Là si trova la sorgente del male nel mondo. Alcuni fanno i 200 km/ora in stato di ubriachezza, fanno degli incidenti e dei morti e… questo è colpa di Dio!!!

È dunque l’uomo che ha introdotto presso di sé l’amarezza del male. Egli non smette di innaffiare la pianta malefica con l’egoismo e la passione del potere e del dominio. Questi sono i desideri dell’uomo che sono all’origine delle guerre fratricide. L’uomo uccide l’uomo suo fratello al fine di dominarlo e sottometterlo alle proprie esigenze. Questo è contro il precetto del Divino Creatore. Di che è dunque la colpa?!

È la rivelazione divina che, nel racconto simbolico della caduta di Adamo ed Eva, ci informa dell’origine del male sulla Terra. L’uomo e la donna hanno scelto di credere ai cattivi consigli che il diavolo ha loro ispirato, piuttosto che confidare nelle istruzioni divine, per raggiungere la pienezza della vita. Hanno così introdotto il pensiero diabolico nell’intuizione dell’uomo. Questo è stato il primo peccato, la scissione tra Dio e la sua creatura. Dopo aver introdotto lo squilibrio tra l’uomo e Dio, «Caino» ha proseguito l’atto malefico uccidendo suo fratello «Abele» e ha introdotto il male tra l’uomo e l’uomo suo fratello. Il colpevole non è certamente Dio che aveva messo in guardia l’uomo.

La Bontà di Dio si manifesta nei confronti dell’uomo peccatore con la grazia del perdono. Questa grazia è simboleggiata dalla «tunica di pelle» che Dio dona ad Adamo ed Eva per nascondere la loro vergogna. Dio tende la mano a tutti gli uomini per farli uscire dalla loro disgrazia. Non può, però, forzare la mano dell’uomo che è libero, e non può obbligarlo alla pratica del bene, né impedirgli con la forza di commettere il male. Dio non può, nemmeno, obbligare l’uomo a cogliere la grazia divina, ad approfittare del soccorso divino per salvarsi. Egli ci tende la Mano, a noi di afferrarla.

Dio sollecita; Egli si propone. Egli non si impone mai.

Così l’uomo non può essere costretto né a fare il bene, né ad evitare di commettere il male. E questo per due ragioni:

  1. La natura del Creatore: Dio non è un dittatore. Egli consiglia, ma non obbliga le sue creature alla pratica del bene. Libero Egli stesso, ha creato gli spiriti e gli uomini a Sua immagine: liberi.
  2. La natura umana: L’uomo non è uno schiavo, né un animale qualunque, un cane al quale si mette la museruola perché non morda. Libero e degno, deve fare uso delle proprie facoltà affettive e intellettuali nel suo stesso interesse e nell’interesse generale. Per commettere il male, l’uomo deve perdere il cuore e l’intelligenza. Questa è la peggiore delle infermità perché questa è la sorgente di tutti i mali.

    Ora si avrebbe ragione a incolpare il Creatore se Egli avesse, all’inizio, creato delle infermità. All’inizio la creatura umana è stata, nella sua dimensione umana, impeccabile, ma soggetta ad evolvere verso Dio. È l’orgoglio umano che respinge tutte le possibilità di collaborazione, ogni sincronizzazione con l’opera del Creatore. Da qui lo squilibrio e la sorgente di tutti i mali sulla terra.

    È l’uomo che commette liberamente degli atti sconsigliati dal suo Creatore. Questi è un Padre che non vuole alcun male agli uomini. Quale interesse avrebbe a vedere le sue creature gemere? Se si riflette bene, Egli non ha nulla di sadico. È vero il contrario, Egli non smette mai di consigliarci paternamente di evitare le pratiche e i comportamenti che nuocciono al corpo e all’anima (la droga, i piaceri illusori, l’ingiustizia, l’egoismo, l’orgoglio, ecc…).

Perché Dio ti ha creato?

La vita, quella vera, quella concepita dal genio del Creatore, è bella. Ha voluto che la condividessimo con Lui. È dunque un gesto altruista e buono alla base della creazione. Pochi si danno la pena di cercare in profondità, di riconoscere i loro passi falsi che sono le vere cause della loro disgrazia, di superare i loro pregiudizi nefasti. Guadagnerebbero molto, anzi tutto, se si superassero. Si troverebbero essi stessi liberati dalle false concezioni per un gesto di umiltà e di obiettività. Chi cerca sinceramente, con obiettività e distacco, senza acredine, né sforzo, trova infallibilmente.

Ma perché aver creato tutto sapendo che il diavolo e l’uomo caduto non avrebbero gioito della vita? Perché aver creato sapendo che ne sarebbe uscito del male?

Il Creatore è libero. Infinitamente libero. È secondo questo movimento che Egli ha creato, esprimendo così un sentimento d’amore infinito verso coloro che Egli chiama alla Vita. Ora, se si fosse astenuto dal creare, prevedendo, tra gli spiriti e gli uomini, che delle creature sarebbero diventate cattive per gelosia o per sfida, Dio non sarebbe dunque stato libero. Egli si sarebbe depersonalizzato. Se a causa di una tale opposizione, Dio si fosse astenuto dal creare, sarebbe stato sottomesso a dei nemici ancor prima che essi fossero esistiti. Questo è evidentemente illogico. Perché il Creatore è infinitamente libero. Come l’uomo può fare liberamente ciò che vuole nei limiti della sua natura, Dio può dopotutto fare ciò che vuole per la sua natura infinitamente libera. L’opposizione della natura creata è incapace di frenare la Volontà Onnipotente del grande Architetto della creazione.

Gli spiriti angelici e gli uomini decaduti sono liberi di auto-distruggersi. Ma ciò che Dio ha creato era, all’inizio, perfetto, ciascuno secondo la propria natura. Questo è l’insegnamento delle Sante Scritture.

In Cristo Gesù, Dio ridona la Sua Vita eterna con un immenso amore a quelli che collaborano a questo riscatto. «Non c’è più grande amore di colui che dona la sua vita per i suoi amici», ha detto Gesù (Giovanni 3,16 / 15,13 / 1 Giovanni 4,9). Occorre avere anche sufficiente umiltà e riconoscenza, accettare di tendere la mano per afferrare la grazia offerta gratuitamente. Sono, ahimè, così pochi quelli che vogliono comprendere.

L’uomo avveduto saprà recuperare, tramite Gesù, ciò che il diavolo, tramite Adamo, è riuscito a togliergli.

TERZA TAPPA – L’OPZIONE: LA RIVELAZIONE DIVINA

Introduzione

Avendo optato per la Rivelazione, noi approfondiremo la nostra conoscenza studiando i libri che ne parlano. Ti propongo quindi di scrutare la Bibbia tramite il corso biblico e il Corano attraverso il testo «Sguardo di Fede sul Corano».

Solo un cuore puro arriverà alla fine della ricerca. È dunque a te, «Cuore Puro», che mi rivolgo e indirizzo questo corso biblico. Hai purificato il tuo cuore «decondizionandolo», lo hai liberato dalle catene dei pregiudizi e dell’odio. La tua sete di conoscere la Verità nuda e cruda ti porterà ad ascoltare la sua melodia dolce e vivificante.

«Cuore Puro» è a te solo che mi indirizzo, a te che sei pronto a sacrificare tutto per elevarti. A te che soffri per l’ignoranza, che cerchi di comprendere per amare. A te che desideri resuscitare dalle tenebre per abbracciare il Sole. A te che ne hai abbastanza di dormire al punto di essere deciso a spezzare la bara delle mondanità, a rompere con il mediocre e la banalità. A te che hai scoperto l’illusione della vanità, che sei pronto a pagare il prezzo elevato della vera Felicità e della Verità, che hai la volontà di perseverare, di superare tutti gli ostacoli, di affrontare tutte le sfide al fine di arrivare alla vetta e di dissetarti alla Sorgente purissima della Vita senza fine. «Cuore Puro» è a te che mi rivolgo.

Io ti offro il frutto di quaranta anni di studi, di ricerche e di fatiche. È un frutto colto sull’Albero della Vita, de «l’oro purificato con il Fuoco» (Apocalisse 3,18). Mi ha dato la Felicità che auguro a te. Se arriverai a gustarla, sappi che devi questo alla mia famiglia spirituale e soprattutto a mia moglie e ai miei figli spirituali: devo a loro di poterti presentare questo corso.

Forse hai provato a leggere la Bibbia, ma le difficoltà te l’hanno allontanata. Non essere scoraggiato perché, per comprendere la Bibbia secondo lo Spirito di Dio, ti occorre una guida sicura. Il libro degli Atti degli Apostoli riferisce che l’apostolo Filippo aveva domandato ad un Etiope che leggeva un brano biblico del libro di Isaia: «Capisci quello che stai leggendo?» Egli rispose: «E come potrei se nessuno mi istruisce?». Filippo allora si sedette accanto a lui e gli spiegò il significato (Atti 8,30-31).

Questo corso biblico è una guida sicura; «fallo sedere vicino a te», come Filippo vicino all’Etiope, e seguilo passo-passo, sistematicamente e senza tregua, un poco ogni giorno. Alla fine tu possiederai la Vita tramite la Conoscenza.
Il Papa Pio XII aveva detto:

«L’ignoranza delle Sante Scritture è una ferita nel fianco della Chiesa.»

Così tutte le volte che tu avrai colto un punto oscuro, questa ferita si cicatrizzerà, i polmoni della tua anima si dilateranno e respireranno la gioia di conoscere e comprendere Dio un po’ meglio. Questa conoscenza ti porterà all’amore che, a sua volta, ti spingerà a voler conoscere maggiormente il tuo meraviglioso Creatore. Vorrai allora assomigliargli, avere il suo Spirito, la sua mentalità al posto della tua che è ben angusta. Questa è la «resurrezione» e la «rinascita» di cui Gesù parla (Giovanni 5,25 e 3,5-7). Allora gli occhi del tuo cuore si apriranno e tu vedrai la Vita alla sua Sorgente: «Beati i cuori puri perché vedranno Dio» (Matteo 5,8). Vedere Dio, questa è la vera Felicità.

Dopo lo studio di questo corso, con il tempo, e se sei assiduo nella lettura, la Bibbia non avrà più segreti per te, e il suo Spirito sarà in te, rivelandoti direttamente, dall’interno, i consigli dell’adorabile Creatore. Infatti ti insegnerà, è il suo scopo, a vivere in permanenza con Lui e a gioire della sua calorosa compagnia fin da quaggiù.

Perché, in definitiva, lo scopo della Bibbia è comunicarti uno Spirito, Quello di Dio; questo Spirito è Dio Stesso in te. La conoscenza biblica non è fine a se stessa; essa non serve a nulla se non giunge all’acquisizione dello Spirito di Dio, al Suo modo di vedere, di volere e di amare la Vita, la vera. Non si tratta di attaccarsi alla vita materiale di questo mondo materialista, alle sue gioie ingannevoli e sempre deludenti, ma alla Vita spirituale, quella della tua anima. Apriti al mondo Eterno che sei chiamato a scoprire sin da quaggiù, poiché questa è la ragione della tua esistenza sulla terra. Questa è la grande avventura biblica che sei sul punto di intraprendere. Che questa avventura sia la tua più grande ambizione in questo mondo che passa, dove rimane per sempre solo l’esperienza spirituale.

Comincia col comprare una buona Bibbia: «La Bibbia di Gerusalemme» o quella delle edizioni Paoline. All’inizio ti troverai un po’ perso, è normale. Più avanti, terminato questo corso, vedrai che la Bibbia e tu sarete amici inseparabili per la vita.

Sì, amici inseparabili per la vita. Perché non immaginare di scoprire tutto in un colpo, una volta per tutte, dalla prima lettura, senza mai più ritornare su questo Libro sacro. Più consulterai la Bibbia, più lei si scoprirà a te; il suo Spirito ti parlerà dall’interno soprattutto se la leggerai con amore ed entusiasmo. Ti devi abituare a consacrare durante tutta la tua vita, una decina di minuti almeno al giorno, per leggere regolarmente dei testi biblici, anche quando finirai questo corso.

Non ti accontentare mai di dire che hai letto la Bibbia 2, 3, 5 o 10 volte, come fanno alcuni, pretendendo «di conoscerla a memoria». Parlando così dimostrano che non hanno compreso l’anima della Bibbia. Con le Sante Scritture, non si può fare una contabilità di lettura, ma occorre un contatto quotidiano e continuo con i loro testi. Che non passi giorno senza che tu non ti sia lavato il cuore leggendo un testo, come ti lavi ogni giorno il viso. Ancora oggi e dopo 40 anni di contatto assiduo non smetto di scoprire una finezza qui, una sfumatura là che mi permettano di comprendere meglio l’intenzione dello scrittore biblico. Questo mi avvicina ancora di più a Dio.

In allegato a questo corso, troverai uno studio limitato del Corano: «Sguardo di Fede sul Corano». Constaterai così che il Corano non è altro che la Bibbia, poiché si presenta come una traduzione della Bibbia «in lingua araba chiara», destinata agli Arabi della penisola araba del VII secolo d.C. A quell’epoca essi non potevano leggere la Bibbia poiché esisteva solo in ebraico, in greco e in latino, tutte lingue sconosciute agli Arabi.

La lettura del Corano ti libererà dal fanatismo nel quale sono caduti e cadranno ancora, molti falsi credenti che, per nazionalismo, si accontentano della sola lettura della Bibbia o del Corano. Occorre conoscere entrambi e ti accorgerai che il Corano trasmette il messaggio biblico, lo conferma e introduce al Vangelo.

Se comincio con la Bibbia è perché essa precede cronologicamente il Corano. Il Vangelo ti darà uno spirito di apertura, se sarai docile, che ti permetterà di leggere il Corano con obiettività e senza pregiudizi. Constaterai che coloro che diffamano la Bibbia o il Corano pensano che si differenzino l’una dall’altro o che si contraddicano; si sbagliano. Va‘ dunque avanti dicendoti che leggerai entrambi i due libri. Comprenderai che ti trasmetteranno lo stesso messaggio, in un linguaggio e uno stile diverso solo perché si rivolgevano a delle società diverse.

L’applicazione e l’assiduità sono gli elementi indispensabili per la tua riuscita; da essi dipende la tua formazione spirituale e profetica.

Andiamo ora insieme nella prateria biblica. Segui pazientemente questo corso biblico composto di 15 lezioni e applicati a leggere i capitoli della Bibbia ogni volta che te lo indico.

Che cos’è la Bibbia?

4000 anni fa, 2000 anni prima di Cristo, l’umanità intera ignorava l’esistenza di Dio creatore unico. L’uomo era politeista e le società avevano ciascuna le loro mitologie dai molteplici dei, dai nomi differenti, governati da un dio, capo supremo: «Baal» per i Cananei, «Jupiter» per i Romani, «Zeus» per i Greci, «Ahura-Mazda» per i Mazden (l’attuale Iran), ecc…

Era necessario che l’unico Creatore Stesso si rivelasse, personalmente, all’umanità per farsi da lei conoscere. Abramo l’Arameo fu il primo uomo a cui Dio si sia personalmente rivelato verso l’anno 2000 a.C. (Genesi 12,1-3). Se non fosse stata per questa rivelazione, l’umanità intera sarebbe affondata nell’ignoranza totale della storia della creazione e dell’identità del suo Creatore.

Questa rivelazione divina fatta ad Abramo, fu per lui e i suoi compagni uno sconvolgimento totale. Essendo in un momento della storia dove il monoteismo era insospettabile ed inaccettabile, dove il politeismo aveva le sue regole immutabili e i suoi culti rigidi e remunerativi, una tale rivelazione non andava bene a tutti. In effetti, i diversi cleri mitologici si sostentavano grazie alle offerte presentate agli dei e i fabbricanti di idoli ne approfittavano forti del commercio lucrativo dei loro prodotti. Ancora oggi nella nostra società del XXI secolo, la rivelazione del Dio unico disturba più di una persona anziché rallegrarla.

La Bibbia riporta la storia del dialogo intercorso tra Dio ed Abramo, del patto stipulato fra i due e della prima società monoteista che ne derivò. Quest’ultima si sforzò di spiegare, secondo le luci scientifiche poco illuminate dell’epoca, come Dio, Egli solo, abbia creato l’universo. Hanno voluto inoltre spiegare la sorgente del male e le ragioni dell’infelicità umana. Questo fu conservato per iscritto nella Bibbia.

La poca conoscenza degli scrittori biblici (gli scribi), li obbligò a riferirsi ai racconti mitologici, trasformando il loro contenuto in monoteismo. Così non furono più «gli dei» a creare uno il cielo, l’altro il sole, l’altro la luna, le stelle, il mare o il vento, ecc…, ma il Dio unico, che si è rivelato ad Abramo, e Egli solo, tramite la sua Onnipotenza, ha creato tutte le cose.

La prima società monoteista deviò dalla linea tracciata da Dio (1 Samuele 8,5-20 / 11,14-15 / 12,19). Allora Egli inviò dei profeti per ricondurla alla via divina (Geremia 7,22 / 8,8 / Amos 5,21-27 / Michea 6,6-8 / Osea 8,1-4 / Osea 9,15). Questi annunciarono che Dio avrebbe inviato un profeta supremo, il Messia, per illuminare l’umanità intera, non solamente gli Ebrei, tramite la conoscenza di Dio (Isaia 42,1 / Romani 3,29), conoscenza custodita gelosamente dalla prima società monoteista (Atti 11,1-3).

Questo Messia è Gesù di Nazareth, venuto per orientare i cuori assetati di verità verso la pienezza della luce. Questa è, in riassunto, la storia biblica perfettamente incarnata in Gesù che disse:

«Chi ascolta la mia parola e crede in Colui che Mi ha mandato… è passato dalla morte alla vita» (Giovanni 5,24)

«Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me!… Fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno» (Giovanni 7,37-39)

«Io sono la Via, la Verità e la Vita» (Giovanni 14,6)

«Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Giovanni 15,11)

«Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi e Io vi ristorerò» (Matteo 11,28)

La Verità che noi cerchiamo, la Felicità alla quale noi aspiriamo, non si trova né nei culti, né nelle dottrine, né nei gruppi religiosi o di ricerche esoteriche, né negli edifici di preghiera, ma nell’incontro e nell’accoglimento della Persona che le possiede e le distribuisce gratuitamente a quelli che hanno sete: Gesù il Messia (Apocalisse 21,6 / 22,17). Gesù è la sintesi dell’intera Bibbia. Tutta la conoscenza biblica, se lo si esclude, è vana, perché:

«Questa è la vita eterna, che conoscano Te, l’unico vero Dio e colui che hai Mandato, Gesù Cristo» (Giovanni 17,3)

Che cos’è il Corano?

Il Corano si presenta come un’ispirazione biblica «in lingua araba chiara» (Corano XXVI; I Poeti,192-196). Fu indirizzato al mondo arabo attraverso il Profeta Maometto. Maggiori informazioni si trovano nel testo «Sguardo di Fede sul Corano» di cui ecco un estratto:

La trappola nella quale sono caduti i Cristiani e i Mussulmani è considerare che la religione del Corano si opponga a quella della Bibbia. Il Corano non è responsabile di questo errore. Al contrario si presenta come un riassunto del messaggio biblico, ispirato a Maometto in ’lingua araba chiara’, indirizzato agli abitanti dell’Arabia, perché essi non avevano avuto, come la gente della Bibbia, dei messaggeri divini per avvisarli.
Il Corano dice:

«Il Corano è una rivelazione del Signore dell’universo. Scese con esso lo Spirito fedele (dal Cielo) e lo posò sopra il tuo cuore (Maometto) affinchè tu fossi uno degli Apostoli in lingua araba chiara. Il Corano si trova nei Libri (la Bibbia) sacri degli antichi (Ebrei e Cristiani).» (Corano XXVI; I Poeti,192-196)

Occorre notare che l’Ispirazione coranica si trova già nella Bibbia che ha preceduto il Corano. Il Corano quindi non si differenzia dalla Bibbia, poiché deriva da essa. Non si differenzia che per essere stato rivelato «in lingua araba chiara» (Corano XIII; Il Tuono,37):

«Abbiamo così rivelato in arabo una Saggezza»

«Noi ti riveliamo un Libro (il Corano) in lingua araba affinchè tu avverta la madre dei villaggi (La Mecca) e i suoi vicini» (Corano XLII; Il Consiglio,5)

«Il Corano è la verità venuta dal tuo Signore perché tu avverta un popolo che non ha avuto un profeta prima di te e per indirizzarlo sul diritto cammino» (Corano XXXII; L’Adorazione,2)

La Bibbia: il corso biblico

Il Corano: Sguardo di Fede sul Corano

QUARTA TAPPA – LA FELICITÀ

Tutto il lavoro di ricerca intrapreso in quest’Itinerario Spirituale mirava a sfociare nella felicità interiore e profonda, quella dell’anima cosciente di possedere i tesori della vita eterna. Questa felicità è il frutto della vita con Dio, ciò che la Bibbia chiama «Emmanuele» e che significa, come abbiamo visto: «Dio-con-noi».

Questa tappa non si può spiegare, per essere compresa deve essere vissuta.

Hai ricevuto abbastanza luce per vivere l’Emmanuele e comprendere questa parola biblica: «Gustate e vedete quanto è buono il Signore» (Salmo 34,9).

Meditare bene: Matteo 1,23 / Giovanni 14,21-23 ed Ebrei 9,28 / Giovanni 17,21-24 / Apocalisse 21,1-5 / Apocalisse 21,22-27.

Leggere il testo: «La Restaurazione Universale».

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