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FAQ

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Temi biblici

Che cosa significa avere lo Spirito Santo?

Che cosa significa avere lo Spirito Santo? E come possiamo sapere di averlo?

Avere lo Spirito Santo è essere in armonia con il pensiero di Dio, pensare come Lui (1 Corinzi 2,16 / 7, 40 e Ebrei 10,16).

Sappiamo che abbiamo lo Spirito Santo quando il nostro giudizio è conforme alle profezie. Queste avevano annunciato la venuta del Messia e ne avevano rivelato le principali caratteristiche. Gesù ha compiuto tutte queste profezie. Coloro che hanno lo Spirito Santo riconoscono in Lui il Messia: “Ebbene, vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire: ‘Gesù è anàtema’, e nessuno può dire: ‘Gesù è il Signore’ se non sotto l’azione dello Spirito Santo” (1 Corinzi 12,3).

Oggi, poiché l’Anticristo è apparso, coloro che lo riconoscono hanno lo Spirito Santo, dichiara l’Apocalisse: “Qui sta la sapienza (il discernimento). Chi ha intelligenza calcoli il numero (riconosca) della Bestia…” (Apocalisse 13,18). Riconoscere la Bestia equivale a un nuovo battesimo spirituale che dispensa dall’antico battesimo con acqua, come questo dispensò dalla circoncisione tramite la conoscenza del messianismo di Gesù.

Sta a noi capire il significato spirituale degli avvenimenti che si svolgono davanti ai nostri occhi. Cosa penserebbe, cosa direbbe Gesù vedendo tutto questo? Parlerebbe come il Papa? Sfigurerebbe i messaggi di La Salette e di Fatima? Direbbe “God bless Israel?” Cosa direbbe Gesù sulla pedofilia ecclesiastica, sul matrimonio dei preti, ecc…?

Non credere che Dio esista, che Gesù sia il Messia, che i profeti siano mandati da Dio, non credere alle profezie bibliche e coraniche, al bene e al male ecc… significa non avere lo Spirito Santo. Vedere il nostro testo: “La Chiave dell’Apocalisse”.

Bisognerebbe odiare i Romani?

“Alcuni rimproverano agli Ebrei di aver ucciso Gesù. Fu, comunque, la decisione di Pilato, il governatore romano in Palestina, e dei suoi soldati Romani che, secondo il Vangelo, hanno concretamente crocifisso Gesù (certamente, sotto la pressione della folla). Bisognerebbe odiare anche i Romani?

AR.

Voi domandate: “Bisognerebbe odiare anche i Romani?”

Odiare?! Che parola strana! Non c’è nel suo orizzonte una parola più adatta? Insinua dunque che bisognerebbe odiare anche gli Ebrei! Se questo sentimento è in lei, non lo proietti altrove.

Quanto a noi, non odiamo né Ebrei, né Palestinesi, né nessun altro. Noi non siamo contro gli Ebrei dei quali molti di loro sono mal guidati e mal informati dai media Sionisti. Siamo contro il sionismo il cui scopo è il Grande Israele (Eretz Israel) che si estende dal Nilo all’Eufrate, spodestando tutti i popoli non ebrei che vi si trovano al grido “maout ha aravi” (morte agli Arabi). Questo grido rivela l’amore o l’odio? Abbiamo ammirazione per Ebrei come il giovane avvocato ebreo ortodosso Shamai Leibovitz che ha deciso di prendere la difesa del militante Palestinese Marwan Barghouti ed è apparso in televisione abbracciandolo. Noi abbiamo stima, veramente affetto per tali Ebrei e Israeliani non Sionisti come il movimento Neturei Karta negli Stati Uniti, il movimento “Shalom Akhshav” (Pace Adesso), per l’avvocato Felicia Langer che prende la difesa dei Palestinesi, per Israel Shamir e altri Ebrei che denunciano il Sionismo e i suoi crimini. La riferiamo al sito di Israel Shamir (www.israelshamir.com).

Dovreste “odiare” anche lui?

Noi non odiamo nessuno, neppure il Sinedrio che ha condannato Gesù dopo averlo rinnegato come Messia. La giusta ira e l’opposizione all’ingiustizia non significano odiare, ma giudicare. Non si condanna un criminale per l’odio verso la sua persona, ma per amore della giustizia e per la salvaguardia della società. Chi discolpa un criminale è anch’egli criminale. Mosé uccise e fece guerre, allo stesso modo anche alcuni profeti. Gesù all’occasione prese la sferza (Giovanni 2,13-17) e chiese che si giudicasse in Giustizia senza debolezza (Giovanni 7,24 e Luca 12,57). Il profeta Maometto fece la stessa cosa. Se seguissimo la sua logica, bisognerebbe chiudere i tribunali e condannare i giudici.

Certamente non è stato Pilato a decidere di crocifiggere Gesù. Lei stesso ha detto che ciò certo accadde “sotto l’insistenza del popolo”. Cosa spiegarle dunque? Lei ha capito tutto! Tuttavia, e per chiarire altre persone, rispondiamo secondo il Vangelo dato che si riferisce a esso.

Il Vangelo dichiara che Pilato, lontano da voler crocifiggere Gesù, si sforzò, al contrario, di salvarlo. La decisione di crocifiggere Gesù, lo ripetiamo, non fu certo di Pilato, come lei vorrebbe far credere. Fu il Sinedrio a condannarlo a morte (Luca 23,13-19 e Matteo 27,11-26). Non sfiguriamo la Storia. Il Sinedrio minacciò Pilato di denunciarlo a Cesare come protettore di un uomo rivoluzionario, Gesù, che sobillava il popolo ebraico a sollevarsi contro Roma (Luca 23,2). “Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: ‘Se liberi costui, non sei amico di Cesare: Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare’… Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare” (Giovanni 19,12-15). Fu questo ricatto a intimidire Pilato, il cui sbaglio fu non raccogliere la sfida. I Romani crocifissero Gesù, a malincuore, ma la volontà che incitò al crimine, la mano nascosta che Lo crocifisse, fu certo quella del Sinedrio che sollevò la folla, come lei stesso ha ben menzionato.

Ecco perché Gesù chiese al Padre di perdonare loro perché “…non sanno quello che fanno” (Luca 23,34). Questo perdono riguarda i Romani che non sapevano perché crocifiggessero quest’uomo innocente; essi non volevano metterlo a morte. Per contro, gli Scribi e i Farisei membri del Sinedrio sapevano bene il perché: avevano ingiustamente rifiutato il Messianismo spirituale, non sionista e non politico, di Gesù. Erano dunque ingiustificabili perché tutti gli Scribi e i Farisei conoscevano bene le profezie messianiche. Ora, queste si applicano perfettamente a Gesù; i Romani, d’altra parte, non conoscevano queste profezie. Ecco la ragione della loro giustificazione. Non aveva detto Gesù a Pilato: “Chi (Caifa) mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande” (Giovanni 19,11). Infatti come Giovanni rivela, c’è un peccato che è perdonabile, quello dei Romani, e un altro peccato, quello contro lo Spirito Santo, che è imperdonabile. Questo è il peccato di Caifa e dei suoi (1 Giovanni 5,16-17). Non avevano essi detto: “Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli”? (Matteo 27,25). Riconoscono dunque la loro responsabilità, non quella di Pilato.

Dove pone quindi l’odio?

Che cos’è la profezia?

Si tratta della parola profetica di cui parla Paolo e della sua importanza (1 Corinzi 14).

“Se la vostra lingua non emette delle parole distinte come comprenderanno ciò che voi dite?” (1 Corinzi 14,9).

Profetizzare, nella mentalità evangelica, non significa annunciare degli avvenimenti futuri, ma parlare di cose divine, celesti, spiegare chiaramente delle profezie e delle verità divine e celesti. Vi sono però diversi modi di esprimersi, alcuni sono vaghi, confusi e più spesso incomprensibili. Esprimersi così è “parlare in lingue” emettere parole imprecise, quasi un balbettamento. Nel mondo ci sono dei buoni parlatori che non sanno esprimersi bene se non parlando di politica, economia, di scienza, ecc… Questi sono dei “profeti” della politica, dell’economia o della scienza. Ci sono dei seduttori che “profetizzano” bene le loro menzogne e arrivano a convincere la gente poco istruita.

Ci sono pochi profeti spirituali che sanno, guidati dallo Spirito Santo, passare bene il Messaggio e lo Spirito del Padre. È per questo che Paolo dice: “Colui che parla in lingue si edifica lui stesso, colui che profetizza edifica l’assemblea” (1 Corinzi 14,4).

Per molto tempo i Cristiani non compresero ciò che Paolo voleva dire con “parlare in lingue” e “profetizzare”. Il movimento dei “carismatici” si è messo a ripetere dei balbettamenti ebeti accompagnati da chitarre o da altri strumenti musicali con la pretesa di “parlare in lingue”. Non è questo “parlare in lingue”, ma è semplicemente esprimersi male. È per questo che Paolo dice: “Colui che parla in lingue non parla agli uomini, ma a Dio; nessuno in effetti lo capisce. Colui che profetizza parla agli uomini, li edifica, esorta, li consola”. Colui che parla in lingue ha bisogno di qualcuno che spieghi il suo pensiero più chiaramente all’assemblea.

Ho scritto molti testi. Secondo voi mi sono espresso in lingue o ho profetizzato? Avete capito bene ciò che vi ho scritto? Se sono stato chiaro allora ho profetizzato. In mezzo al clero molti parlano in lingue nei loro sermoni, senza saperlo. Dicono molte belle parole, ma che dicono in definitiva? Dei bla…bla…bla…

Vi lascio leggere e approfondire il capitolo 14 di 1 Corinzi.
Parlare in profezia è un fatto della più grande importanza per noi, gli Apostoli dell’Apocalisse. Noi dobbiamo tutti pregare per avere questo dono della profezia raccomandato da Paolo nella sua epistola. Perché noi “dobbiamo profetizzare DI NUOVO CONTRO una folla di popoli, nazioni, lingue e re (si tratta dei popoli sedotti dalla bestia)…” (Apocalisse 10,11).

Gesù dice: “E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli DAVANTI A ME” (Luca 19,27).

San Paolo dice agli Efesini: “prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio” (Efesini 6,17).

Come dobbiamo ucciderli? Con un coltello o una spada?
Con una “spada affilata” quella che esce dalla Bocca del Cristo (Apocalisse 1,16). Dunque è tramite la Parola di Verità che si trova nelle profezie, soprattutto nelle profezie apocalittiche, che noi sgozziamo i nemici del nostro divino Sposo. Non è forse Egli che “farà sparire l’Anticristo, l’Empio, con il Soffio della Sua Bocca e l’annienterà con lo splendore della Sua Venuta?!” (2 Tessalonicesi 2,8).

La Parola di Dio, Parola di Verità, è potente. Essa distrugge e sgozza i nemici. Questa Parola è più tagliente di una spada. Nulla ha potuto, né potrà opporvi un argomento: “la Bestia è Israele”. Questa Parola da sola ha sgozzato, ucciso!!!
Pierre

Qual è la differenza tra un santo, un profeta e un angelo? Siete voi dei santi?

Un santo

Nella terminologia cristiana, un santo è una persona che abbia vissuto sulla terra avendo avuto una vita pura ed esemplare. Possono aver avuto anche dei doni, dei carismi come Padre Pio, per esempio, San Francesco d’Assisi, Santa Chiara, tutti gli Apostoli di Gesù, ecc… e che la Chiesa ha canonizzato. Ci sono dei santi, però, che sono sconosciuti come ad esempio Sir Thomas More, cancelliere del Re Enrico VIII e giurista nel 1529, caduto in disgrazia poi imprigionato e decapitato per ordine del Re perché si era opposto fermamente al divorzio di Enrico VIII. Il film “Un uomo per tutte le stagioni” racconta la sua edificante storia.

Nel senso più ampio, sono santi tutti coloro che cercano di conoscere la Verità una e sola, e ciò a prezzo della loro stessa vita. Essere pronti a tutte le persecuzioni è spesso il prezzo da pagare per scoprire e custodire La Verità una ed unica. Per noi Ghandi è un santo. Quanti che si dicono credenti: Ebrei, Cristiani, Musulmani cercano di conoscere? Essi sono anche catalogati per nascita, ma si curano poco di giustificare la loro appartenenza religiosa.

Conoscere la Verità non è che la metà del cammino. È necessario, inoltre, rimanervi, non rinunciarvi per paura di eventuali persecuzioni, o per un sordido profitto materiale, o anche per piaceri di natura carnale: “Se rimanete fedeli alla mia Parola… conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi” ha detto il Messia (Giovanni 8,32). Non è dunque sufficiente conoscere, ma raccogliere la sfida restando nella verità e nell’integrità morale.

Conoscere la Verità porta a conoscere la volontà del Creatore e il suo piano di salvezza che spesso sono contrari alle nostre inclinazioni, ai nostri desideri e ai nostri piani ed interessi umani. Siamo noi pronti a superarci, a rinunciare a dei punti di vista e a degli impegni opposti alla direzione che porta alla Verità assoluta? Il Papa Giovanni Paolo II stesso non rivelando il “segreto” del messaggio di Maria a Fatima, non ha potuto sottomettere la sua volontà a quella di Dio. A nostro avviso “sua santità” non è che un titolo umano fuorviante. Tanti altri che si definiscono credenti e praticanti non hanno né la forza, né il desiderio di rinunciare al confort lussuoso e alla vanagloria umana per arrivare alla gloria eterna. Ai nostri giorni, questa gloria si ottiene dimorando nella Parola di Verità attraverso la testimonianza contro l’Anticristo.

Oggi la santità è riconoscere la Bestia del capitolo 13 dell’Apocalisse e poi non lasciarsi ingannare da essa, presi nelle sue reti sottili: “Qui sta la costanza dei santi (Apocalisse 13,10). Qui sta la sapienza…” (Apocalisse 13,18). I santi, oggi, sono questi testimoni dell’Apocalisse, “questi martiri che disprezzano la loro vita fino a morire” nel loro combattimento contro la Bestia apocalittica (Apocalisse 12,11). Questi sono anche, al loro livello e secondo la loro possibilità, “testimoni contro una folla di popoli, di nazioni, di lingue e di re” sedotti dalla Bestia, l’Anticristo (Apocalisse 10,11). (Leggere il nostro testo: “La Chiave dell’Apocalisse”).

Tutti quelli che fanno la Volontà di Dio su questa terra sono santi. Dio ci domanda di smascherare la Bestia e stabilire anche sulla terra “il Cielo Nuovo e la Terra Nuova” (Apocalisse 21,1-8 / 2 Pietro 3,13).

La santità è conoscere e in più diffondere la conoscenza a quelli che il Padre celeste ci invia. Allora saremo amati da Dio. Questa è la santità: conquistare il Cuore di Dio. Beati quelli che ci riescono.

Ci viene chiesto se siamo santi!
La nostra risposta è quella di Giovanna D’Arco: “Se noi lo siamo, che Dio ci mantenga. Se no, che Dio ci aiuti ad esserlo!” Pensiamo di essere sulla buona Strada, la Strada apocalittica di Colui che aveva detto: “Io sono la Via, la Verità e la Vita” (Giovanni 14,5). Il Vangelo, oggi, è superato dall’Apocalisse di San Giovanni, questo “Piccolo Libro Aperto” (Apocalisse 10,2) che, nella nostra epoca della fine dei tempi dell’Anticristo, è “quello della Vita” (Apocalisse 20,12) e del rinnovamento di tutte le cose: “Ecco, Io faccio l’universo nuovo” (Apocalisse 21,5).

Da meditare: Léon Bloy, pensatore Cristiano, ha detto: “C’è una sola tristezza: non essere un santo”.

Un Profeta

È un essere umano, uomo o donna, che è inviato e ispirato da Dio per denunciare gli errori (Geremia 1,10), o per annunciare uno o più avvenimenti futuri, di cui il più importante è stato la Venuta del Messia (Isaia 53 / Zaccaria 9,9-10).

Un Angelo

Diversi significati:

  1. Angeli Custodi: Ogni essere che nasca in questo mondo è accompagnato dal suo Angelo Custode. Ci sono altri esseri spirituali non incarnati come l’Arcangelo Michele e l’Arcangelo Gabriele.
  2. Angeli Celesti: I nostri occhi carnali non li vedono. Alcuni santi li hanno avvertiti intuitivamente per grazia divina. Essi riempiono il Regno dei Cieli; Matteo 4,11: “Ed ecco che degli Angeli si avvicinarono e Lo (Gesù) servirono”; leggere anche in Matteo 22,30.
  3. Angelo: Vuol dire anche “messaggero di Dio”: Matteo 13,39-50 / 24,31.
  4. Angelo: Significa anche “capo di una comunità”, vescovo, ecc…: Apocalisse 1,20 / 2,1 / 2,8 / …
  5. Gli angeli decaduti sono coloro che si sono rifiutati di adattarsi al piano divino. Si sono rivoltati contro il Creatore volendo stabilire un ordine differente. Lucifero (Satana) è stato il loro capo.
    Provano, spesso con successo, a trascinare gli uomini dalla loro parte. Ci sono riusciti con un gran numero su questa terra.

Un chiaro discernimento ci aiuta a riconoscere gli angeli santi dagli angeli decaduti.

La reincarnazione

Io credo nella reincarnazione. Gesù disse che era necessario “nascere di nuovo per vedere il Regno di Dio…” (Giovanni 3,1-11). Ho esperienze personali interiori per crederci. Cosa ne pensate a riguardo?

La Rivelazione divina afferma che ogni uomo nasce una volta solo: “Gli uomini muoiono una sola volta, dopo di che c’è il giudizio” (Ebrei 9,27).

È necessario essere attenti a tutto ciò che Gesù aveva detto a proposito di dover rinascere; si tratta di rinascere “in spirito, dall’Alto“. In effetti, indirizzandosi a Nicodemo, Egli disse: “In verità, ti dico, se uno non rinasce dall’Alto (alcuni traducono: di nuovo), non può vedere il regno di Dio… se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito” (Giovanni 3,3-6).

Gesù parlava dell’acqua del battesimo che purifica il cuore e fa rinascere attraverso la fede nella sua Persona come il Messia atteso. Questo stesso battesimo è sostituito oggi da quello in spirito, che si realizza attraverso la fede nella rivelazione che Gesù ha fatto sul mistero apocalittico (vedere il nostro testo: “La Chiave dell’Apocalisse”).

Quanto alle “esperienze interiori” di questo tipo, bisogna essere prudenti, essere diffidenti a loro riguardo. Le forze del male sono astute e sanno giocare sui nostri sentimenti e sulla nostra ignoranza. Esse cercano di rivivere sulla terra attraverso noi, di possederci per deviarci dalla Via che porta alla Verità. Diamo credito alle Sacre Scritture. Esse ci spingono già a rinascere, ad approfittare pienamente del nostro soggiorno sulla terra, per rinascere noi stessi in Spirito e scoprire in noi l’essere nuovo che siamo invitati a divenire, quello di cui parla San Paolo:
“È necessario per voi abbandonare il vostro primo genere di vita e deporre l’uomo vecchio, che si corrompe dietro le passioni ingannatrici, per rinnovarvi attraverso una trasformazione spirituale del vostro giudizio e rivestire l’Uomo Nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” (Efesini 4,23-24).

Si tratta quindi di una rinascita spirituale, interiore, personale che fa di noi un essere nuovo, rigenerato, durante il nostro unico passaggio terreno. Rendiamo questo passaggio fruttuoso.

Lettera a un’anima in ricerca sulla reincarnazione

“La reincarnazione; crederci o no è molto importante. Una dottrina come quella può farci mancare il nostro scopo se è falsa. Essa è incompatibile con l’insegnamento del Cristo, incompatibile con la sua Chiesa, incompatibile con le Sante Scritture rivelate da Dio.

Nella lettera di San Paolo agli Ebrei è scritto: “…Egli (Gesù) una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così il Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.” (Ebrei 9,26-28).

L’anima è un dominio oscuro che non si può totalmente sondare. Ne abbiamo già parlato. Ed è per questo che bisogna accettare la sola Luce valida, la sola nella quale possiamo confidare, riporvi la nostra fiducia anche se non abbiamo ancora le risposte a tutte le nostre domande. Questa Luce è il Cristo Gesù. Quando, rannicchiata sul Suo Cuore, su quello di Maria, avrai deciso di patteggiare con Lui, scoprirai il mistero della verità che ti attende.

Abbiamo parlato della psicologia del profondo (archetipo di Jung). Che cosa di stupefacente c’è nel sentire che a un certo momento, una tale persona, un tal luogo, una tale circostanza era già stata vissuta da me “precedentemente”. Di fatto, non precedentemente nel tempo e nello spazio. È una predestinazione, una certa predestinazione scritta già nelle nostre anime, un genere di “pre”-sentimento, di “pre”-sapere che attendeva il momento propizio per rivelarsi nel più intimo di noi stessi per far scattare un incontro con l’Io interiore (il subconscio) poi con Dio in noi, con l’Eternità di cui facciamo già parte, un faccia a faccia non con un corpo reincarnato, ma con l’anima di Dio stesso, un dialogo non tra me stesso di oggi e quello di ieri o quello che verrà, ma tra me e ME, poi tra ME e Dio. Non una questione di storia e di geografia, ma un affare di Eterno già avviato.

Non è una affare del passato, ma del futuro attuale, cioè dell’Eternità.

Nulla ci dovrà distrarre da questo dialogo (con Dio) che deve fare di noi dei giganti. Tutte le altre interpretazioni faranno di noi dei nani, degli afflitti, dei prigionieri e degli insoddisfatti e non ci condurranno all’Unica Sorgente che ti ha nutrito come tu non lo sei mai stata.
Non è vero? E non è segno di Verità quello di mangiare fino a sazietà?

La tua anima propende con tutto il suo peso a dire “sì” al Cristo. Per te (per Te) non ci sono altre vie che potranno darti quello che hai già gustato. Egli è l’Unico e non ce ne sono altri Marie. Dove andrai mio piccolo uccellino? Essi soli ti fanno cinguettare come tu vuoi e sgambettare come tu aspiri.

Dopo aver letto queste righe crollerà un muro e un Raggio ti libererà.

Sul piano dell’anima, le esperienze e i sentimenti personali possono essere comunicati, a esempio se si incontra qualcuno contento, egli ci comunica la sua gioia. Qualcuno di malinconico può rattristarci come quello che è chiamato guastafeste.

Così le anime dei defunti, invidiose e cattive, con il fine di farci perdere con esse, ci comunicano i loro stessi sentimenti, le proprie esperienze e la loro scienza quando Dio le lascia agire. “Che Dio ci protegga dai cattivi morti, soprattutto se membri della nostra famiglia”, diceva un santo. Costoro ci possono fare molto male.

Queste anime nefaste, tra le quali si trovano spiriti diabolici, agiscono in noi per perderci. Nella nostra ignoranza e cecità di tutto ciò che succede all’interno di noi stessi, noi confondiamo i piani, cioè noi non distinguiamo ciò che ci è proprio e i sentimenti o gli stati d’animo che ci sono comunicati o “infusi”.

Si arriva perfino al sentimento di riconoscere un luogo visto per la prima volta: “Ho già visto questa casa, questa strada, questo giardino, ecc…” Così si arriva alla conclusione di essere reincarnati. Questo luogo magari esiste solo da due o tre anni, per cui bisogna cercare la spiegazione altrove.

È allo stesso modo che Dio può comunicarci la scienza, la Sua scienza, che noi chiamiamo “Scienza infusa”, di cui abbiamo già parlato, un’intuizione chiara e precisa su differenti oggetti. Bisogna saper distinguere tra questa scienza infusa e la scienza acquisita per un nostro proprio sforzo. La scienza del Cristo è tutta infusa dall’interno.

È così che una giovane ragazza oggi si crede la reincarnazione di Chopin, dato che a soli quattordici anni suonava e componeva come lui. Un’anima deceduta può passarle una simile esperienza. Chiunque può, se lo desidera, d’accordo con i demoni diventare dall’oggi al domani un virtuoso musicista per una gloria terrestre, attribuendo questo alla reincarnazione, quando la realtà è tutt‘altra.

Ci vuole molto discernimento e luce divina per scoprire tutto ciò che succede in noi e poter così rigettare i sentimenti negativi che gli spiriti satanici vogliono imporci come la disperazione, la depressione, la malinconia, la paura, ecc… Al contrario la gioia e l’ottimismo sono i frutti dello Spirito Santo. Noi siamo influenzati da coloro che frequentiamo; nel bene e nel male. “Dimmi chi frequenti e ti dirò chi sei”, questo proverbio è valido anche per il mondo spirituale”.

L’intercessione dei morti

Buona sera,
Tutti i testi citati parlano dell’intercessione possibile dei credenti gli uni per gli altri, ma solamente per i viventi … nella Bibbia non si trovano, mi sembra, dei passaggi dove i santi morti possono intercedere per i viventi … quindi è realistico indirizzarsi ai santi perché essi intercedano per noi?
Grazie di dedicarmi del vostro tempo per rispondermi appoggiando la vostra risposta sugli scritti biblici.
Fraternamente in Cristo.

P.

Caro P,

Ma è sicuro che l’intercessione dei morti esiste.

Il Cielo è la comunità delle anime che si sono purificate e che hanno la grazia di contemplare il Volto dell’Amore di nostro Padre. Il Cielo è il Regno dell’Amore bello, santo, puro, infinito.

Ora, l’Amore è intercessione.

Quando voi amate qualcuno, voi pregate per lui.
Le anime dei nostri defunti che avevano un cuore puro intercedono per noi dal Cielo o anche dal purgatorio.

La legittimità della venerazione dei santi si deduce dalla venerazione degli Angeli, confermata nelle sante Scritture:

Nel libro di Giosuè leggiamo questa apparizione di San Michele:

“Mentre Giosuè era presso Gerico, alzò gli occhi ed ecco, vide un uomo in piedi davanti a sé che aveva in mano una spada sguainata. Giosuè si diresse verso di lui e gli chiese: “Tu sei per noi o per i nostri avversari?”. Rispose: “No, io sono il capo dell’esercito di Yahvé. Giungo proprio ora”. Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò e gli disse: “Che dice il mio signore al suo servo?”. Rispose il capo dell’esercito di Yahvé a Giosuè: “Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu sei è santo”. Giosuè così fece.” (Giosuè 5,13-15).

Il profeta Daniele scrive:

“Intesi la voce di un uomo, in mezzo all’Ulai, che gridava e diceva: “Gabriele, spiega a lui la visione”. Egli venne dove io ero e quando giunse, io ebbi paura e caddi con la faccia a terra. Egli mi disse: “Figlio dell’uomo, comprendi bene, questa visione riguarda il tempo della fine” (Daniele 8,16-17).

Giosuè e Daniele cadono con la faccia a terra vedendo la grandezza spirituale di Gabriele e Michele. Così facendo, essi li venerano.

Gli Angeli esercitano per Volere di Dio una funzione di aiuto e di protezione verso gli uomini. Paolo lo sottolinea:

“Non sono gli Angeli tutti spiriti al servizio di Dio, inviati per dare aiuto a coloro che devono ereditare la salvezza?”(Ebrei 1,14).

Ora, la magnificenza degli Angeli deriva dal fatto che essi contemplano senza sosta il Volto di Dio (Matteo 18,10). Anche i santi, come gli Angeli, contemplano nostro Padre direttamente (1 Corinzi 13,12 / 1 Giovanni 3,2). Dunque, possiamo anche venerarli e domandare ugualmente la loro intercessione.

La fede degli ebrei dell’Antico Testamento nell’intercessione dei santi è attestata nei 2 Maccabei:

“Dopo aver armato ciascuno di loro non tanto con la sicurezza degli scudi e delle lance quanto con il conforto delle egregie parole, li riempì di gioia, narrando loro un sogno degno di fede, anzi una vera visione. La sua visione era questa: Onia, che era stato sommo sacerdote, uomo eccellente, modesto nel portamento, mite nel contegno, dignitoso nel proferir parole, occupato dalla fanciullezza in quanto riguardava la virtù, con le mani protese pregava per tutta la nazione giudaica. Gli era anche apparso un personaggio che si distingueva per la canizie e la dignità ed era rivestito di una maestà meravigliosa e piena di magnificenza. Onia disse: “Questi è l’amico dei suoi fratelli, colui che innalza molte preghiere per il popolo e per la città santa, Geremia il profeta di Dio”. E Geremia stendendo la destra consegnò a Giuda una spada d’oro, pronunciando queste parole nel porgerla: “Prendi la spada sacra come dono da parte di Dio; con questa abbatterai i nemici” (2 Maccabei 15,11-16).

Questo testo sottolinea chiaramente l’intercessione degli uomini santi come Onia e Geremia per il loro popolo.

Questa intercessione si ritrova anche nel libro dell’Apocalisse e riguarda il nostro tempo:

“E l’Agnello giunse e prese il libro dalla destra di Colui che era seduto sul trono. E quando l’ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi si prostrarono davanti all’Agnello, avendo ciascuno un’arpa e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi.” (Apocalisse 5,7-8).

I quattro viventi sono i quattro evangelisti. I 24 vegliardi sono gli eletti delle 12 tribù d’Israele (i santi dell’Antico Testamento) e gli eletti basati sui 12 Apostoli (i santi del Nuovo Testamento). Essi offrono a Dio “la preghiera dei Santi”. Questi santi sono “le anime sgozzate sotto l’altare” che domandano vendetta a Dio (Apocalisse 6,9-11).
Offrire la preghiera dei santi significa intercedere per questi santi sulla terra.
Tutti i santi del Cielo intercedono, dunque, perché giustizia sia fatta ai due testimoni dell’Apocalisse massacrati dalla Bestia (vedere “La Chiave dell’Apocalisse” sul sito).

Il Libro dell’Apocalisse testimonia un grande movimento d’amore e di solidarietà in Cielo a favore del combattimento contro l’Anticristo sulla terra.

Questa intercessione scaturisce dalla perpetuità dell’Amore (1 Corinzi 13,8).

Infine, leggiamo nel Libro di Daniele:

“Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c’era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro.” (Daniele 12,1)

Durante questo tempo di angoscia che riguarda il nostro tempo, il tempo della fine (Matteo 24,21), San Michele si terrà al nostro fianco. Egli sarà al nostro fianco per difenderci, per proteggerci, per intercedere per noi.
Allo stesso modo, i grandi santi che noi invochiamo, stanno al nostro fianco per proteggerci, difenderci e insegnarci a “salire” spiritualmente.

E’ un’immensa ricchezza spirituale, di cui non bisogna privarsene.

Non bisogna mettere delle barriere intellettuali là dove non ci sono. Il mondo dello spirito è uno. Non c’è tra la vita e la morte una barriera.

Noi vi consigliamo di leggere anche i due testi sul sito:
“L’Intercessione dei Santi nella Bibbia”
“La Sopravvivenza dopo la Morte”

Che tutti i santi del Cielo intercedano per voi e vi aprano gli occhi sulla grandezza della loro intercessione.

Sito Pierre2

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